Viaggio tra le ferrovie abbandonate

Vecchie ferrovie, binari isolati, ponti, gallerie e antiche stazioni dove si fermavano i vecchi treni a vapore. Un tracciato quello delle ferrovie abbandonate che è di per sé un patrimonio. Centinaia di chilometri che si snodano nel territorio marchigiano collegando città, borghi e villaggi rurali, ormai non più raggiunti dai treni. Spesso la natura si è riappropriata di quei luoghi, invadendo i binari lasciati in balia di se stessi fin dagli anni ’40-’50, quando lo sviluppo dell’industria automobilistica ha portato alla dismissione nel nostro paese di migliaia di chilometri di linee ferroviarie. Pure le Marche hanno pagato il loro prezzo, perdendo collegamenti con i centri dell’entroterra. I dati della Rete delle Ferrovie Italiane a luglio 2015 parlano di 386 chilometri di binari, la cui linea principale attraversa da nord a sud tutto il litorale della nostra regione. Ma le cittadine più piccole e i borghi dell’entroterra sono rimasti isolati dal treno che non passa più da quelle parti. E le vecchie stazioni sono rimaste abbandonate. Ripercorriamo insieme quei tracciati proponendo un percorso illustrato che vi accompagnerà alla scoperta di un viaggio ricco di memoria e di storia.

Porto San Giorgio – Amandola

© A. Tessadori

Aperta nel 1908 la linea Porto San Giorgio -Amendola chiude tra il 1955 e il 1956.
Il tracciato partiva dalla stazione di Porto San Giorgio, fermava poi al casello di Castiglione e si biforcava per Fermo e per Amandola, giungendo poi alla stazione di Santa Lucia; seguiva per buona parte la vallata del fiume Tenna giungendo alle stazioni di Monte Urano-Rapagnano, poi di Grottazzolina, Magliano di Tenna, Montegiorgio, Belmonte Piceno, fermata Monteverde, Falerone, Servigliano, Santa Vittoria, Monte San Martino, Monte Falcone, inerpicandosi infine fino ai 550 metri di Amandola. Poche le tracce ancora visibili della linea. La sede ferroviaria è riconoscibile solo a tratti, tra Porto S. Giorgio e Fermo e tra Servigliano e Amandola, spesso interrotta dai campi coltivati in cui è stata inglobata o trasformata in strada all’interno dei centri urbani.

Un lungo tratto di ex-sedime, tra Fermo e Grottazzolina, è stato trasformato nella SP157. La città di Fermo si sta mobilitando per recuperare e riqualificare la ex ferrovia. Ai tempi del primo progetto, risalente al 1879 ma mai portato a compimento, la linea ferroviaria era stata chiamata Ferrovia Adriatico-Appennino, poiché doveva rappresentare un collegamento tra la linea adriatica e quella appenninica, da realizzarsi tramite il passaggio sulla val Tenna fino al valico di Visso, per raggiungere infine la Val Nerina e Terni. La parola d’ordine oggi è mobilità dolce, che ha tra i suoi requisiti essenziali proprio il recupero delle infrastrutture territoriali dismesse, e di cui Spoleto, grazie al lavoro svolto sulla ex ferrovia e alla sinergia progettuale ed economica tra gli enti interessanti potrà diventare un importante nodo a livello nazionale.

Castelraimondo – Camerino

© A. Tessadori

Aperta nel 1906, la linea ferroviaria che collega Castelraimondo a Camerino ha chiuso definitivamente i battenti nel 1956. I treni passavano per Torre del Parco, Collina, Mecciano, Rocca d’Aiello, Mergnano, Agnano, Lugliano, Casa Cantoniera, Montagnano, Le Mosse e Camerino S. Domenico, per poi arrivare a Camerino Piazza Cavour. La svolta nel progetto per la costruzione della ferrovia arrivò il 12 agosto 1894 quando l’ingegner Ferretti presentò al consiglio comunale di Camerino un progetto di costruzione di una tramvia con trazione a vapore che, partendo da Castelraimondo si sarebbe arrestata ai piedi della collina su cui sorge Camerino. Mentre per raggiungere Camerino bisognava prendere la funicolare. Lo scopo era quello di rompere l’isolamento della città, sede tra l’altro dell’Università. Il progetto venne accantonato perché ritenuto macchinoso fino al 1906 quando fu aperta la linea ferroviaria. La sera del 27 novembre 1930 un grave incidente: a villa San Paolo un’elettromotrice deragliò causando la morte del bigliettaio e provocando, anche in conseguenza dello stato dell’armamento e di precedenti inconvenienti riscontrati, la sospensione del servizio ferroviario. La ferrovia rimase chiusa per cinque anni, durante i quali l’intera infrastruttura venne rinnovata. Il treno riprese a passare di lì l’8 settembre 1935, fino alla definitiva chiusura nel 1956. Oggi la sede stradale è stata inglobata quasi interamente nella Statale 256, che fiancheggia la linea ferroviaria per quasi l’intero percorso. Quasi tutti scomparsi i fabbricati delle stazioni, eccetto quello di Mergnano, abitato e utilizzato per attività commerciali.

Fermignano – Fabriano

© A. Tessadori

Aperta tra il 1895 e il 1898, la linea Fermignano-Fabriano ha chiuso i battenti definitivamente solo nel 2013, ma era già dal 1944 che era stato abbandonato il tratto Fermignano-Pergola. Queste le stazioni e le fermate: Fermignano, Urbania, Pole-Piobbico, Acqualagna, Cagli, Acquaviva Marche, Frontone-Serra, Canneto Marche, Pergola, Bellisio Solfare, Monterosso Marche, Sassoferrato-Arcevia, S. Donato Marche, S. Donato-Coccore, Bastia Rucce, Melano-Marischio, Fabriano Ca’ Maiano, Fabriano.

In pratica il tratto fu dismesso in fasi successive; dopo l’abbandono nel 1944 della linea Fermignano – Pergola a causa dei danni subiti durante la seconda guerra mondiale, nel 2013 è stato interrotto a causa di una frana anche il tratto Pergola – Fabriano. Il tratto Urbino – Fermignano, invece, dopo la chiusura del tronco Fermignano – Pergola entrò a far parte della relazione Fano – Urbino, anch’essa chiusa nel 1987. Oggi da Fermignano a Pergola, la sede ferroviaria, smantellata nel 1971, è facilmente rintracciabile per lunghi tratti come sentiero sterrato. Le opere d’arte sono diroccate o distrutte dalla guerra. I fabbricati di servizio sono in differenti stati di conservazione e generalmente abbandonati. Da Pergola a Fabriano, invece, la sede ferroviaria è ancora armata e i fabbricati delle stazioni e fermate sono generalmente in buono stato, eccetto quelli di Bastia Rucce e S. Donato-Coccore inutilizzati da più di un decennio.

Fano – Fermignano – Urbino

© A. Tessadori

La ferrovia Fano-Urbino ha collegato la città di Fano a quella di Urbino tra il 1º maggio 1915 e il 31 gennaio 1987 attraverso la valle del fiume Metauro. La linea ha una lunghezza di circa 50 km e passava per Rosciano di Fano, Cuccurano, Cartoceto-Lucrezia, Saltara-Calcinelli, Serrungarina-Tavernelle, Montefelcino-Isola del Piano, Fossombrone, S. Lazzaro di Fossombrone, Calmazzo, Canavaccio, Fermignano e Urbino. Oggi la sede ferroviaria è ben evidente e ancora armata per quasi l’intera estensione, anche se in più punti il binario è sommerso dall’asfalto e dalla vegetazione. Il tratto più vicino a Fermignano, fino a Urbino, è mantenuto in efficienza dagli appassionati dell’associazione FVM ed è tuttora usato episodicamente per la circolazione di carrelli ferroviari. Alcuni fabbricati di servizio pericolanti sono stati demoliti, come quello di Rosciano di Fano, fermata soppressa molti anni prima della chiusura della linea. Le stazioni di Fermignano e Urbino sono, invece, in ottime condizioni con il piazzale completamente armato. Urbino, in particolare, è stata ristrutturata nel 1985, insieme a tutta la linea, e fino a poco tempo fa era usata per lo stazionamento di carri demolendi. Dal 1985 si registrano brevi segnali di ripresa con alcuni treni speciali a vapore da Fano a Urbino per le scuole. Ma la crisi è sempre più profonda e il 31 gennaio 1987, le Ferrovie di Stato dietro forti pressioni della Regione Marche, che avevano avviato un servizio di autobus sostitutivo sulla parallela superstrada, decisero la chiusura della linea Fano-Fermignano-Urbino.