Fonti, fontane e lavatoi

Che cosa hanno in comune fonti, fontane e lavatoi? L’acqua, la storia, la tradizione, l’arte e la cultura vi sembra poco? Tutto questo potrebbe essere raccolto in una parola sola: patrimonio.
Quanta cultura e vissuto secolari dietro ciascuno di loro. Fonti, fontane e lavatoi sono i segni tangibili di come i nostri paesi e le nostre città si sono venuti formando, poiché intorno alle sorgenti sono nati e si sono espansi i nuclei che le hanno generati; sono tracce della conformazione geologica del nostro territorio e del sapiente lavoro dell’uomo per sfruttarne la ricchezza idrica ed evitarne il dissesto; spesso avvolte da una rigogliosa cornice naturale, ospitavano una incredibile ricchezza di forme di vita che non aveva eguali, dal punto di vista naturalistico, oppure elementi architettonici ed urbanistici ornamentali ed artistici, anche di tipo monumentale.
Un ponte, un monumento, una chiesa, un castello, mura di un piccolo borgo arroccato, un dipinto, una tomba e tanto altro sono frammenti di vissuto che la storia affida ad un territorio e  andrebbero gestiti con cura per non perderli nel tempo. Nella nostra regione ne abbiamo una buona rappresentazione e l’esserci soffermati solo su alcuni di questi manufatti architettonici non vuol dire sminuire l’importanza degli altri.
Ogni click fotografico ha catturato quanto abbiamo incrociato durante viaggi di lavoro passeggiando tra le vie e le piazze della nostra regione.

Fontana del Palazzo dei Principi Carpegna a Carpegna

© A. Tessadori

Una scenografica fontana la cui vasca è costituita da un antico sepolcro ricavato da un monolito calcareo, venuto alla luce secoli addietro e tuttora non datato, che conteneva al suo interno il corpo di un misterioso e gigantesco guerriero con elmo e spada. Il coperchio, ricco d’antichi caratteri intagliati, è andato purtroppo perduto nel corso dei secoli.

Fontana Piazza della Repubblica a Urbino

© A. Tessadori

Progettata da Diomede Catalucci nel 1908 venne eliminata nel 1927, e reintrodotta negli anni novanta. Oggi domina il centro della piazza e viene usata dai neolaureati universitari per il rito liberatorio del bagno di laurea.

Fontana di Piazza Matteotti nel centro storico di Cagli

© A. Tessadori

Situata al centro della piazza, venne eseguita nel 1736 da Giovanni Fabbri su disegno dell’arch. Anton Francesco Berardi (MAZZACCHERA 1998).

Fontana Ottagonaledi di Piazza del Popolo a Pesaro

© A. Tessadori

L’antica Fontana di Piazza del Popolo fu eretta per volontà di Francesco Maria II Della Rovere, tra il 1588 e il 1593. Chiamata “la Pupilla di Pesaro” per la sua posizione centrale, la Fontana divenne ben presto uno dei principali punti d’incontro dei Pesaresi.
Nel periodo 1684-1685 la Fontana viene radicalmente rifatta, per opera dello scultore Lorenzo Ottoni: oltre che per abbellire la piazza, essa servì per molti anni come abbeveratoio per gli animali.
Distrutta dai tedeschi nel 1944, la Fontana fu rifatta nel 1960, rispettando fedelmente il modello dell’Ottoni e con il ripristino degli antichi frammenti recuperati.

Fontana della fortuna in Piazza XX Settembre a Fano

© A. Tessadori

Collocata sul lato a ovest la Fontana della Fortuna ha un vasto caratteristico bacino mistilineo a marmi colorati. Venne interamente rinnovata nel 1697-1699 dal veneziano Ludovico Torresini. L’elegante statuetta bronzea della Dea Fortuna è una copia fedele dell’originale (oggi presso il museo civico) modellata e fusa nel 1593 dall’urbinate Donnino Ambrosi per ingentilire il primitivo bacino ottagonale della vecchia fontana realizzata nel 1576. È considerata simbolo civico e la sua raffinatezza rievoca  modelli scultorei giambologneschi.

Fonte Abbazia di Val di Castro – Poggio San Romualdo

© A. Tessadori

La fonte la ritroviamo in un contesto medioevale, un luogo incantato suggestivo ed emozionante immerso nella natura dove il tempo sembra essersi fermato.

Fonte del Filello nei pressi del Palazzo degli Anziani ad Ancona

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La Fonte del Filello o della Cisterna: denominata in origine Fonte Greca è forse la più antica della città. ‘Nascosta’ in un vicolo ora cieco (lungo la scalinata a sinistra, salendo, del Palazzo degli Anziani) ha una storia che risale addirittura al XV secolo quando lo storico e nobile Lazzaro Bernabei, racconta circa la traslazione di San Liberio che, sepolto all’interno di un pesante sarcofago, doveva essere portato sulla cima del Guasco, dove oggi si trova il Duomo di San Ciriaco. Dunque, durante il trasporto del sarcofago (conservato oggi a San Ciriaco), i buoi con i quali ci si aiutava fecero quattro tappe ed una di queste, proprio la prima, fu al Filello, dove si abbeverarono. In questa maniera, questa fonte venne considerata come un pio luogo di preghiera durante le rogazioni.

Fonte Bernini ad Osimo

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Fonte Bernini meglio conosciuta come “Fonte del pelo” – Si trova sul sentiero che porta verso via Guazzatore. Come riporta la targa affissa, questa fonte veniva utilizzata dagli “scopettari” che qui portavano a lavare il pelo suino per la fabbricazione delle scope.

Fonte Magna nei pressi del centro ad Osimo

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Scendendo le scale in pietra dalla via omonima si giunge ad un posto tranquillo dove il silenzio è interrotto soltanto dal gorgoglio dell’acqua. Immersa nel verde dei muschi e delle piccole felci, si scorge l’antica Fonte Magna, un ninfeo romano risalente al I secolo a.C. chiamato così per le sue dimensioni e per il fatto di essere stata una delle principali fonti di approvvigionamento idrico della città.
Si tratta di una costruzione che riveste grande importanza nel panorama archeologico marchigiano, in quanto è uno dei pochi monumenti citati da fonti storiche.
Si narra che Pompeo Magno fece abbeverare qui i suoi cavalli durante una breve sosta nella città per reclutare soldati da impiegare contro Cesare durante le guerre civili.