Jury Chechi: “il mio cuore è nelle marche”

Un legame lungo trent’anni

Ad appena nove anni, nel tema scolastico, scriveva: “Da grande voglio vincere l’Oro alle Olimpiadi”. E da grande, a ventisette, si aggiudica la medaglia d’oro ai Giochi olimpici di Atlanta. In mezzo tanti successi da farlo rinominare dal grande pubblico come il Signore degli Anelli, dalle due vittorie consecutive ai Campionati Italiani del 1989 e 1995 a quella ai Giochi del Mediterraneo, dalle Universiadi e i quattro titoli europei fino ai cinque titoli mondiali.

Se la determinazione è rimasta quella di una volta, non è da escludere che Jury Chechi diventerà un grande imprenditore, essendosi lanciato da qualche anno nella nuova sfida di un agriturismo-resort a Ripatransone, nelle Marche, regione a lui cara da quando, quattordicenne, faceva gli allenamenti estivi con la Nazionale Juniores a Porto San Giorgio. “Dal 1984 ad oggi – racconta gustandosi il tramonto dal patio di Colle del Giglio dopo una giornata trascorsa a Roma, dove ha un’agenzia di comunicazione – non c’è stata un’estate in cui non sono venuto in questi posti meravigliosi e degni di essere il più possibile conosciuti ed apprezzati”.

Toscano, di Prato, hai aperto un agriturismo e produci vini nelle Marche. Una scelta contro-corrente.
“Non proprio. Come il più delle volte succede quando si investe tanto tempo e denaro in un’impresa, la logica che mi ha guidato è stata prevalentemente quella dell’opportunità. Le Marche, che personalmente considero una delle regioni più belle d’Italia, non hanno nulla da invidiare alla Toscana per tutto ciò che riguarda le bellezze paesaggistiche, il turismo e l’enogastronomia. Anzi, al contrario della Toscana, che è ormai letteralmente satura, qui ci sono delle enormi potenzialità da cogliere”.

Del tipo?
“Non penso a uno sviluppo sfrenato come è successo in Toscana. Qui il turismo è stato gestito negli ultimi anni piuttosto bene, ma di certo si potrebbe continuare e magari fare di più. Il mio sogno è che questa zona possa diventare un po’ il “Chianti delle Marche”, un’isola felice che unisce le potenzialità di un meraviglioso entroterra alla fortuna di avere il mare a due passi”.

Cosa ti ha portato a realizzare la tua struttura proprio nel piceno, a Ripatransone?
“Tutto è partito da un consiglio datomi da una mia carissima amica architetto. Cercavo una casa per l’estate, e lei, marchigiana, mi ha suggerito questa zona. Ho preso, allora, diversi appuntamenti, e quando ho visto questo posto, il primo nella lista, mi sono immediatamente innamorato. È stato un vero e proprio colpo di fulmine. La ricerca era appena partita, era il primo terreno che vedevo. Tutti mi consigliavano di continuare e guardare qualcos’altro, ma quello che io avevo in mente era precisamente questo. È stato così che è stata realizzata la casa, al posto di un vecchio rudere di cui purtroppo non siamo riusciti a recuperare nulla, che è diventata anche struttura ricettiva”.

Passi molto tempo a Colle del Giglio?
“Tutta l’estate. Tranne il mese di agosto, che trascorro in una casa che ho nel centro storico di Ripatransone, io e la mia famiglia siamo qui da giugno a settembre inoltrato”.

Come è nato il tuo legame con le Marche?
“Trascorro in questa regione tre mesi all’anno dal 1984. A quattordici anni ho iniziato a fare gli allenamenti estivi con la Nazionale a Porto San Giorgio, e da allora ho avuto modo di conoscere e amare le bellezze del territorio, dal mare all’entroterra, oltre che di instaurare amicizie importanti, di quelle che durano per tutta la vita”.


Da quando hai lasciato la ginnastica, la tua grande passione sportiva è diventata la bici. Quale itinerario ciclistico consiglieresti a chi volesse allenarsi qui nelle Marche?
“Io stesso mi alleno qui vicino, e ho portato a Ripatransone diversi gruppi ciclistici provenienti da tutta Italia. Partiamo da Colle del Giglio e insieme tocchiamo tutti i borghi qui intorno (Ripatransone, Massignano, Carassai, Montefiore, Montalto ecc.). Passiamo all’interno dei centri storici, ci fermiamo a vedere le chiesette di campagna o a bere dalle vecchie fonti. La gente è entusiasta, e ascolta con grande interesse quando io stesso faccio qualche accenno alla storia o alle tradizioni locali”.

Natura, tradizioni, buona cucina, sport e relax fanno pensare al cosiddetto “turismo lento”, che sempre più sta prendendo piede anche in Italia. Vista la tua passione per la bici, hai mai pensato di specializzarti nel ciclo-turismo?
“Quello della bici è un progetto che sicuramente mi piacerebbe sviluppare. Per ora i gruppi di ciclisti si sono formati sempre tramite il passaparola, ma dopo la partenza della Spa vorrei strutturarmi meglio, mettendo insieme tutto ciò che offre questo territorio e questa struttura in particolare. Cosa c’è di meglio di una giornata che si apre con un bel giro in bici alla scoperta dei borghi e delle campagne circostanti e si chiude con un po’ di relax nel centro benessere ed una sana ma gustosa cena con prodotti di qualità e a km zero?”.

È stato difficile, da ex campione della ginnastica, passare a fare completamente altro?
“Sinceramente no. Nella mia carriera sportiva ho fatto sempre tutto con il massimo della determinazione, serietà e passione, e la stessa cosa sto facendo adesso. Ovvio, le emozioni e l’adrenalina di un Oro alle Olimpiadi sono uniche, ma io credo che anche la vita di tutti i giorni se vissuta appieno può regalare grandi soddisfazioni. Non dico che sia facile riproporsi nella normalità, io stesso ho molti amici che non riescono a staccarsi dal passato e vivono di ricordi, ma questo crea più problemi che altro. Secondo me è bello mettersi alla prova e sperimentare cose radicalmente nuove. Rimanere sempre ancorati alla stessa cosa è noioso”.

Dopo anni in cui la ginnastica ti ha assorbito a 360 gradi e 24 ore 24, come passi oggi il tuo tempo libero?
“Mica è vero che ho tutto questo tempo libero. La vera differenza è che prima era molto più organizzato, mentre oggi passo da giornate pienissime ad altre quasi vuote. In quest’ultimo caso, potrà apparire scontato, ma quello che mi piace di più fare è stare con i miei figli – Anastasia e Dimitri, di cui ha tatuati i nomi in cirillico all’interno dell’avambraccio NdR -. Insieme a loro e a mia moglie Rosella, alla quale devo tantissimo e che per me ha sempre rappresentato una guida fondamentale, non avrei bisogno di nient’altro. Oltre ciò, dopo anni e anni passati a dieta, amo mangiare e bere bene, cosa che ripropongo agli ospiti del mio agriturismo”.

Cosa intendi quando dici che tua moglie Rosella è stata per te una “guida fondamentale”?
“Intendo che è proprio vero il detto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, che senza una donna che ci guidi noi uomini faremmo una miriade di errori. Io e Rosella, l’unica donna con questo nome che ho conosciuto nella mia vita oltre mia madre, stiamo insieme da quando eravamo ragazzi, e per me è ed è sempre stata una colonna portante”.

Con la ginnastica, quindi, hai proprio chiuso?
“Non del tutto. Da dieci anni organizzo nelle Dolomiti dei camp di ginnastica artistica con ragazzi dagli otto ai dodici anni, che, questo agosto per la prima volta si svolgeranno a Jesi”.

di S. Labate