Ossini: “porterò Linea Bianca sui Sibillini”

Il suo volto entra nelle nostre case tutti i giorni, ma forse pochi conoscono lo stretto legame che unisce Massimiliano Ossini alle Marche. Le sue passioni? Sport, montagna al primo posto ma anche tutto il resto: natura, buon cibo, assolutamente marchigiano, e tanto altro. Dal 2014 conduce su Rai 1 la trasmissione Linea Bianca e nella stagione 2016-2017, insieme a Manila Nazzaro e ad Adriana Volpe il programma “Mezzogiorno in famiglia”, in onda sabato e domenica mattina su Rai 2. Massimiliano ci racconta la sua vita tra l’amore per lo sport, il lavoro, ma soprattutto la famiglia.

Da dove nasce il tuo interesse per la natura? 
La natura è un elemento importante nella mia vita. Ho sempre avuto un contatto diretto sin da piccolo. La mia passione per la montagna e l’ambiente mi accompagnano nel quotidiano; cerco di trovare sempre un momento per me ogni giorno. Il solo ‘respirare l’aria che ci circonda è uno spiraglio di pace e serenità oltre che un lusso a cui non voglio rinunciare. Sono molto fortunato perché anche nel mio lavoro ho la possibilità di toccare quotidianamente ciò che ci circonda e “Linea Bianca” (la trasmissione che conduce su Rai1 ogni sabato alle ore 14) in questo dona molto a me, ma anche al telespettatore. Ne sono molto felice. 

Come mai la scelta delle Marche (sicuramente dapprima per questioni di cuore e poi)? 
Sicuramente il motivo principale è stato per amore. Mi sono innamorato di questa regione in quanto risulta essere a dimensione d’uomo e riesci a vivere la natura tra i boschi, le montagne ed il mare avendo tutto molto vicino pochi chilometri. 

Quale posto delle Marche ami di più? E perché? 
San Benedetto del Tronto è una città straordinaria e ricca di opportunità, ma anche Ascoli Piceno è piena di storia e tradizione. Amo la regione Marche in tutte le sue forme e varietà. 

È una regione che consiglieresti come posto per viverci? 
Assolutamente si. Non a caso ho scelto di viverci nonostante buona parte delle mie attività siano altrove. 

Quali sono le tue passioni? 
Ho molte passioni, una su tutte è lo sport. Pratico qualsiasi tipo di sport appena posso e ovunque mi trovi: dalla città alla montagna o al mare. Non mi tiro indietro, ma soprattutto è importante praticarlo per noi stessi. Non bisogna mai trascurare la propria persona e poi è un naturale anti-stress. 

Che piatto tipico marchigiano ti piace di più? 
Sono tanti, ma come posso non menzionare le nostre amate e tanto imitate olive ascolane? Le trovo straordinarie sia come antipasto che come parte integrante della cena. In casa ne andiamo pazzi! 

Qual è la tua giornata tipo? 
Le mie giornate sono tutte molto diverse l’una dall’altra. Questo perché ho molte cose da seguire. Al primo posto c’è sempre la mia famiglia e cerco, quando posso, di essere sempre a casa per l’inizio della giornata – viaggiando anche di notte – in occasione della colazione oppure per la cena. Voglio esserci come padre e come marito. Non esistono scuse, semplicemente: volere è potere! Nelle mie giornate non mancano mai viaggi in auto tra la città in cui vivo e Roma. 

Vita frenetica? 
Molto, ma non mi lamento. Non amo stare fermo e preferisco essere sempre in movimento, non annoiarmi ma rimanere attivo. Nei momenti di pausa, anche se sono davvero pochi, pratico sport. Io e il divano siamo due cose diverse, non ci conosciamo nemmeno! 

Ossini a casa propria com’è? 
Sono quello che conoscete. Non cambio molto, attento ai valori della vita e alla nutrizione. Sono un padre severo quando serve, ma anche giocoso e complice. Io e mia moglie siamo ben organizzati nella gestione della casa e famiglia, anche se l’unico difetto che forse mi attribuiscono quotidianamente è il disordine, ma come dico io: sono ordinato nel mio disordine. In ogni caso questo forse dovreste chiederlo a casa… (ride, ndr) 

Sei uno sportivo: dove trovi il tempo e che sport pratichi? 
Il tempo lo si trova sempre, se lo si vuole. Amo praticare sport all’aria aperta nei periodi favorevoli, mentre durante l’inverno prediligo la palestra anche per questioni di comodità e praticità. 

Per i tuoi 40 anni, cosa stai organizzando? 
Non sto organizzando niente: è mia moglie che sta preparando la festa a sorpresa e sono molto curioso di capire che cosa stia combinando. Sarà sicuramente un momento di gioia per stare tutti assieme con amici, parenti e colleghi. È un traguardo importante e lo affrontiamo con il giusto spirito!

Con “Linea Bianca” nei giorni scorsi ti sei trovato in difficoltà: cosa è successo? 
È un programma complicato per via dei luoghi di registrazioni. La montagna bisogna conoscerla a fondo prima di affrontarla. Per fortuna sono poche le situazioni in cui ci siamo trovati in pericolo. Può succedere, ma per fortuna noi abbiamo una grande guida oltre che amico ed esperto, ovvero Lino Zani.

Come avete affrontato la situazione? 
Siamo stati coinvolti in una forte tempesta di vento, ma ci siamo protetti in una roccia e ne siamo usciti qualche ora dopo; in quel momento è molto importante la freddezza per avere tutto sotto controllo. Sono situazioni che possono capitare.

Un consiglio a chi si avventura ad alta quota? 
Il consiglio è quello di non affrontare mai la montagna da soli, soprattutto se non si conoscono realmente tutti i rischi e pericoli. Bisogna sempre essere accompagnati da un esperto della zona perché è molto rischioso. Non si scherza! 

Porterai mai Linea Bianca sulle cime marchigiane? 
Certo, “Linea Bianca” la porterò anche sui Monti Sibillini e sulla Montagna Dei Fiori in cui ci sono anche delle piste da scii. È importante dare visibilità anche alle realtà più piccole perché sono quelle che danno lavoro alle zone.

Quello per l’alta quota è un amore sfrenato: quando è nato e come?
È un grande amore quello che unisce me e l’alta quota: finché non lo provi è difficile spiegarlo. In ogni caso non è tanto l’alta quota, ma il vivere la montagna in quanto maestra di vita.

Qual è la sfida più grande?
La mia sfida più grande è di allenarmi per fare gli 8.000 metri! (ride, ndr) 

Parliamo del tuo libro “Kalipè – Lo spirito della montagna”. Perché la scelta di questo titolo? 
La scelta è stata quasi immediata e naturale in quanto “Kalipè” è un termine in uso nelle zone himalayane che mi accompagna nella vita di tutti i giorni. È un augurio il cui significato è quello di poter camminare sempre a passo corto e lento. 

Cosa si devono aspettare i lettori dal tuo libro? 
Questo libro non è solo per gli appassionati di montagna, ma è rivolto a tutti. Racconto parte della mia vita, il mio percorso e come ho trovato la felicità. Io l’ho fatto attraverso il silenzio e l’aiuto della montagna, ma chiunque può farlo nel miglior modo. È un racconto aperto in cui dono un po’ di me con la speranza di poter essere un buon esempio per il prossimo. È un modo per diffondere dei messaggi positivi di speranza, forza e rinascita.

Progetti per il futuro? 
Tanti, non ci si ferma mai. Sul fronte lavorativo mi godo quello che già di buono ho ottenuto e sono pronto a nuove sfide. I sogni sono tanti, ma prima di svelarli vanno realizzati e come dico io, Kalipè! 

di I. Cofanelli