Il monumentale sarcofago delle Marche

Situato nella cripta dell’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria a Mondolfo, il manufatto – che tradizione vuole conservare il corpo di San Gervasio – esprime nelle sue raffigurazioni la fede dei primi cristiani della bassa Valle del Cesano.

Il sarcofago, posto al centro della cripta, è stato datato dagli studiosi al primo quarto del VI secolo, quindi sarebbe contemporaneo all’edificazione dell’abbazia. Data la mole e il peso, si pensa che il blocco di marmo greco del Proconneso sarebbe stato assemblato e lavorato direttamente all’interno della cripta. Il manufatto, in stile ravennate, ha un coperchio a doppio spiovente in cui sono scolpite delle semplici croci. Nel pannello anteriore è raffigurata una croce a otto raggi con ai lati due pavoni dal ricco piumaggio. Nel pannello posteriore vi è una ghirlanda racchiudente il labaro costantiniano a sei raggi, da cui si snodano due nastri ondulati terminanti con foglie d’edera. Nel fianco destro e sinistro della cassa è ripetuto il motivo della croce che si ritrova anche nel coperchio. Tutti i simboli del manufatto rimandano al tema della resurrezione: le croci, i pavoni, la cui carne secondo i pagani non andava mai in decomposizione, sono emblemi della Vita Eterna, e l’alloro, con cui è fatta la corona che circonda il Chrismon (il monogramma XP), è simbolo d’immortalità.

Unitamente al maestoso sarcofago, perfettamente conservato, l’Abbazia di San Gervasio di Bulgaria è davvero uno scrigno che ospita numerosi gioielli storici e architettonici, alcuni appena percepibili, come i resti di un insediamento dell’età del ferro e di un tempio romano. Un occhio poco attento che, affacciandosi dall’ingresso, sbircia rapidamente la navata semplice, quasi spoglia, non può cogliere le tracce lasciate dai secoli e dagli uomini.

All’esterno l’abbazia si presenta solenne con una facciata in mattoni rossi, simmetrica, a tre navate scandite da lesene.

Un luogo straordinario nella storia del territorio e delle popolazioni che vi hanno abitato.