Federico II di Svevia

Lo stupor mundi nato a Jesi

Sovrano illuminato, mecenate, innovatore in campo legislativo, letterato, figura mitica per la sua poliedrica e affascinante personalità si guadagnò l’appellativo di stupor mundi (stupore – meraviglia del mondo).

Stiamo parlando di Federico II di Svevia, re di Sicilia, Duca di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero e re di Gerusalemme, che il 26 dicembre 1194 vide la luce nella città di Jesi.
Figlio di Costanza d’Altavilla e di Enrico VI nacque mentre la madre era in viaggio per raggiungere il marito, incoronato il giorno prima re di Sicilia, a Palermo.
Federico II nacque all’interno di una tenda imperiale posta nella piazza principale della città di Jesi, che oggi porta il suo nome.
La figura mitica di Federico II attirò su di sé leggende che lo accompagnarono fin dal suo primo giorno di nascita e che sopravvissero alla sua scomparsa.

Secondo un cronista fiorentino di parte guelfa, il parto dell’Imperatrice Costanza d’Altavilla fu pubblico: al fine di contrastare lo scetticismo della popolazione, che non credeva nella gravidanza di una donna in età avanzata, nella piazza centrale della città marchigiana venne allestito un baldacchino per scacciare così ogni dubbio sulla nascita dell’erede al trono.

Appena nato Federico II fu condotto a Foligno dove visse i suoi primi anni. Dopo la morte del padre e della madre, avvenuta quando Federico aveva rispettivamente solo due e tre anni, fu affidato ad un tutore e visse la sua infanzia in Sicilia dove ricevette la sua formazione e istruzione.
A quattordici anni assunse nelle sue mani il potere, si sposò, e all’età di diciotto anni venne incoronato imperatore.

L’eredità lasciata da Federico II non è solo conseguenza della sua attività militare e politica ma della sua forte curiosità intellettuale. Era un appassionato d’arte, un mecenate e uno scrittore, diede un’impronta particolare all’architettura del periodo. All’età di trent’anni, Federico II, istituì a Napoli, con un editto formale, la prima università statale e laica della storia d’Occidente, grazie alla quale la città partenopea si affermò come centro della scienza giuridica. In campo letterario, Federico II contribuì alla nascita della letteratura italiana e allo sviluppo di quella che sarebbe diventata la lingua italiana moderna grazie alla Scuola Siciliana di Poesia, che ebbe il suo fulgore presso la corte dell’Imperatore.

Il suo modo di governare fu molto moderno grazie alle sue idee avanzate che fissò su un codice legislativo noto come Costituzioni di Melfi, lavoro della sua intensa ricerca legislativa e dal quale emerge la volontà dell’imperatore di limitare il potere delle famiglie nobiliari e dei prelati, e di rendere partecipi anche le donne alla successione dei feudi. Il codice legislativo del Regno di Sicilia, che si basa sul diritto romano e normanno, è considerato una delle più grandi opere nella storia del diritto.

Dopo questa breve e parziale panoramica sulla vita di questo straordinario personaggio ci si rende conto che il legame tra Federico II e la città Jesi, oltre ad essere frutto del caso, inizia e termina il primo giorno della sua vita. Eppure, nonostante la distanza tra l’imperatore e la città che gli ha dato i natali, Jesi ricevette in dono da Federico II il titolo di “Città Regia”, uno status che sanciva l’autonomia del comune, ampi privilegi e libertà dal dominio pontificio.
La città di Jesi passò quindi alla fazione ghibellina e rimase legata alla figura di Federico II che attraverso la sua influenza determinò la sorte della città e le sue fortune in campo politico.
Grazie all’imperatore e ai suoi figli, Jesi ottenne importanti privilegi imperiali così come diverse scomuniche ecclesiastiche.

Il rapporto tra Federico II e la Chiesa, infatti, non fu facile. Egli lottò apertamente con il papa Gregorio IX mettendo in discussione il potere temporale della Chiesa e per questo il pontefice definì l’imperatore “anticipatore dell’Anticristo”. La propaganda guelfa, invece, lo apostrofava come un ateo e un eretico epicureo. Dante Alighieri nella sua Divina Commedia lo colloca nel sesto cerchio dell’Inferno, quello degli eretici appunto.

Così come la sua nascita anche la morte dell’imperatore Federico II di Svevia si perde e si mescola con la leggenda. Si narra che poco prima di morire Federico II fu vittima di forti dolori addominali, secondo alcune fonti si trattava delle conseguenze di una malattia trascurata, secondo altre di avvelenamento. Le condizioni furono talmente gravi che la corte lo condusse nella domus di Fiorentino, borgo fortificato vicino alla città di Foggia.

Secondo la leggenda a Federico venne, molti anni prima, predetta la sua morte dall’astrologo di corte che lo avvertì del fatto che egli sarebbe morto sub flore. Per questo motivo Federico II nella sua vita evitò sempre di recarsi a Firenze, ma quando fu informato del nome del borgo in cui sarebbe stato condotto per le cure, Castel Fiorentino, capì che era giunto il tempo di lasciare questo mondo, forse non del tutto consapevole di aver consegnato un’inestimabile eredità culturale.

di S. Cecconi