Sisto V: il Papa con le Marche nel cuore

Montalto

La storia delle Marche è strettamente legata con quella della Chiesa e dello Stato Pontificio, che controllò ed esercitò per secoli la sua influenza nei territori della Marca. Questo stretto legame è utile a spiegare come la nostra regione sia stata prodiga di uomini saliti al soglio pontificio. Tra questi, ha lasciato un’impronta particolarmente forte, tanto a Roma quanto nella sua terra d’origine, Papa Sisto V, al secolo Felice Peretti.

Nato a Grottammare il 13 dicembre del 1521, Felice è di umili origini. La famiglia è di Montalto, paese poco distante da Grottammare, da cui fu allontanata in seguito all’occupazione delle truppe del Duca di Urbino Francesco Maria della Rovere in lotta contro Leone X. Il padre fu bandito ed espropriato dei suoi beni, forse per essersi compromesso con un nipote del Duca. L’infanzia di Felice è contraddistinta da condizioni povere. Il lavoro di contadino del padre non basta a sfamare lui e i numerosi fratelli e sorelle. Una via quasi obbligata pare quella di intraprendere la carriera ecclesiastica, in grado di fornirgli istruzione e sostentamento. Felice, ritornato a Montalto con la sua famiglia ad esilio concluso, entra appena dodicenne nell’ordine dei frati minori conventuali sotto l’ala protettrice di un suo zio. La vita del giovane da quel momento è tutta incentrata sullo studio teologico, per cui dimostra grande solerzia e capacità. Nel 1547 fu ordinato sacerdote. La scalata della gerarchia ecclesiastica prosegue, in un percorso che lo porterà a Roma e durante il quale Felice si farà notare come oratore appassionato e brillante, in grado di coinvolgere la platea di fedeli soprattutto durante le sue bellissime prediche quaresimali. Ma Felice è anche uomo di polso e di inflessibile rigore, caratteristiche che finiranno in futuro per stereotiparne la figura, ma che gli furono sicuramente utile per svolgere il ruolo di inquisitore, di cui fu incaricato in diversi momenti della sua vita. Siamo d’altronde nel periodo del Concilio di Trento, la Chiesa Cattolica è scossa dalla Riforma protestante che dilaga e impegna quindi ogni energia per difendere la propria ortodossia.

I meriti di Felice lo portano infine ad essere nominato Papa, col nome di Sisto Quinto, nel 1585. Il suo pontificato durerà solo cinque anni, fino alla morte occorsa nel 1590, ma sarà incredibilmente ricco di iniziative che lo consegnano alla storia, oltre che come “Papa di ferro”, per la suddetta severità, anche come il “Papa riformatore”. In questi pochi anni infatti Sisto V, tra l’altro, fa completare la cupola di San Pietro, commissiona la costruzione del nuovo Palazzo Laterano, pone le fondamenta per la nuova Biblioteca Vaticana (lui che per tanti anni si era occupato di confiscare i libri che l’Inquisizione definiva eretici). Promuove anche importanti opere architettoniche e urbanistiche a Roma, dalla costruzione e restaurazione di molti di quegli obelischi che punteggiano tutt’oggi la capitale a fondamentali lavori per la distribuzione idrica.

Pur tra i lussuosi fasti della sede pontificia e gli enormi problemi della sua amministrazione, Papa Sisto V non dimenticherà mai i giorni della sua giovinezza passata tra i colli delle Marche, a cui rimane per tutta la vita estremamente legato. Le reminiscenze di un’infanzia difficile eppure vissuta in un’atmosfera che per bellezza e calore è impossibile dimenticare, lo portano già da cardinale ad aiutare Montalto, che non smetterà mai di chiamare la sua “patria carissima”, con la fondazione di una scuola e una serie di donazioni. Con i poteri conferitegli dal papato, amplia ancora di più la portata della sua opera: dona, sempre a Montalto, un reliquiario di incredibile valore ancora oggi gelosamente conservato nella città e la eleva al rango di diocesi concedendogli anche di essere il centro giuridico e amministrativo del presidiato. Non meno onorata fu la natia Grottammare, dove Sisto V volle fortemente far erigere la Chiesa di Santa Lucia, nel luogo dove nacque come Felice Peretti e in onore della Santa del suo onomastico.

Questi, e tanti altri, sono i segni concreti e indelebili del legame che per tutta la vita, pur trascorsa viaggiando per l’Italia affrontando le difficoltà del suo tempo e dei suoi incarichi, non si allenterà mai tra Felice e la sua terra, che ne porta ancora le tracce. Camminare oggi per Montalto prendendo come punto di partenza la piazza che porta appunto il nome del Papa, può portare infatti ad imbattersi nella casa che fu del padre, accuratamente segnalata da una targa o al convento di San Francesco dove Felice iniziò la sua formazione nella rigidità e nell’osservanza della fede. Poco fuori dal centro cittadino uno splendido mulino fortificato, appartenuto alla sorella di Sisto V, porta il suo nome. Un rapporto indissolubile che ancora oggi inorgoglisce e non smette di esercitare la sua influenza. Non per niente Pericle Fazzini, grandissimo artista che con Sisto V ha condiviso i natali a Grottammare, gli ha dedicato una bellissima scultura di cui ha fatto dono al comune di Montalto.

Un’opera che unisce i due luoghi fondamentali delle origini marchigiane del Papa, che per lungo tempo si sono contesi gli onori di questo cittadino illustre rivendicandone la paternità esclusiva. Con il chiarirsi delle vicende storico-biografiche e soprattutto con una rinnovata volontà di condividere il patrimonio culturale rappresentato da questa grande figura piuttosto che litigarselo, Grottammare e Montalto hanno dato il via all’organizzazione delle celebrazioni per il quinto centenario della sua nascita, che cadrà l’anno prossimo. Si tratta di un progetto di ampia portata, in cui è già stato coinvolto il Vaticano, che segue le tre linee principali del mostrare, ricercare e raccontare Sisto V, per approfondirne le vicende che lo riguardano, avviare studi e dibattiti approfonditi sul suo lascito, e soprattutto divulgare e allargare la conoscenza della sua persona, complessa e ricca di sfaccettature, che non si limita certo alla sola immagine del “Papa di ferro”, austero e inflessibile.

Un’iniziativa doverosa e importante, per un uomo che lungo tutta la sua incredibile vita ha portato sempre le Marche nel cuore.

di F. Cantori