Antonio Paolucci testimonial delle “Marche incantate”

“Pluralità di culture, di inflessioni linguistiche, di sapori dei cibi, di temperamenti degli abitanti nello spazio di pochi chilometri” è come Antonio Paolucci racconta le Marche. Lo storico dell’arte Antonio Paolucci è tra i 25 testimonial della nuova campagna promozionale realizzata per far comprendere la bellezza della nostra regione Marche.
Ha ricoperto il ruolo istituzionale di Ministro per i beni culturali e ambientali dal 1995 al 1996 durante il Governo Dini.
Durante la sua carriera si occupa del recupero e del restauro di varie opere e complessi architettonici. Tra questi vi è la Basilica di San Francesco ad Assisi di cui sovrintende i lavori a seguito del terremoto del 1997 in qualità di Commissario straordinario del Governo.
Nella primavera del 2008 viene chiamato a presiedere una speciale commissione tecnico-scientifica per il progetto di risistemazione dell’antica piazza Duca Federico a Urbino. E nello stesso anno, a seguito dell’impegno profuso nel progetto della piazza di Urbino, viene nominato cittadino onorario.
Oggi, Antonio Paolucci torna nelle Marche in qualità di testimonial per raccontarci questa “terra incantata”.

Nella sua vita ha ricoperto diversi ruoli. Quale esperienza lo ha maggiormente coinvolto personalmente e professionalmente?
Dal punto di vista professionale e direi soprattutto dal punto di vista umano, nella mia lunga carriera, l’evento che ricordo con maggiore soddisfazione è stato il restauro della Basilica di San Francesco d’Assisi dopo il sisma del ‘97. Fui nominato Commissario governativo per l’intervento di restauro e questo mio impegno che è durato due anni circa si è concluso in anticipo di qualche mese sulla data prevista. Dal punto di vista umano è stato importante lavorare con i restauratori e aver contribuito al salvataggio di uno dei monumenti più importanti d’Italia.

Com’è stata lesperienza da Ministro dei Beni Culturali?
Quando sono stato Ministro dell’allora Governo tecnico Dini, ‘95-‘96, la situazione politica era lontana anni luce da quella odierna. Sono stato l’unico Ministro tecnico storico dell’arte nella storia della Repubblica. Essendo un tecnico e non avendo interessi politici specifici, ho fatto durante quel periodo quello che sapevo fare e credevo di fare al meglio, ovvero il sovrintendente d’Italia. Non ho fatto altro che girare tra le sovrintendenze discutendo e confrontandomi con loro.

Quali sono state le azioni più significative della sua opera di Ministro della Repubblica?
Aver risolto la questione dell’eredità Bardini che ha permesso di acquisire nuovi capolavori importantissimi al Museo degli Uffizi e al Museo del Bargello. Tra questi il Trittico di Antonello da Messina e lo stemma Martelli. Tra le azioni più significative vi è certamente la riforma che sembra minimalista ma che è estremamente importante. La riforma in questione ha permesso di trasformare il ticket di accesso da tassa a biglietto. Questo ha significato che il prezzo del biglietto poteva essere modulato a seconda delle esigenze e che a quel prezzo si poteva agganciare il costo delle mostre agli Uffizi, come alla Galleria Borghese di Roma o a Capodimonte di Napoli. Sono state piccole modifiche tecniche che solo uno che faceva il mestiere di sovrintendente poteva capire e realizzare.

Quali sono i primi ricordi che la legano alla Regione Marche?
I Paolucci sono originari di Urbino, quindi ho radici marchigiane in famiglia. I miei primi interessi hanno riguardato proprio la storia artistica delle Marche del ‘400 e del ‘500. Ho studiato Girolamo Di Giovanni, Bernardino di Mariotto, Lorenzo Di Alessandro. C’è stato un periodo della mia vita di gioventù durante il quale attraversavo spesso le Marche. Credo di conoscere bene le sue tante piccole capitali. Ed è allora che ho capito che questa piccola regione di 8000 chilometri quadrati, sono grandi come un continente. Non è un caso che si nominano al plurale.
Attraversando le Marche, da nord a sud, di valle in valle, ci si accorge che portano il nome dei fiumi dagli Appennini. Verso il mare, il Metauro, quindi l’Esino, quindi il Tronto, vediamo che cambia il sapore dei cibi, cambia la lingua, cambia il temperamento degli uomini, cambia il carattere delle donne, cambiano i proverbi e le tradizioni. Attraversando le Marche si fa una full immersion in una civiltà plurale: questo è l’aspetto che delle Marche mi ha sempre affascinato. E poi accorgersi, studiando i pittori come siano costellate di piccole capitali. Pensate a Pesaro che è stata la sede d’Italia dei Montefeltro e poi della Rovere che stavano ad Urbino, o a Camerino dei Tabarano o a Urbino con il Palazzo Ducale. Bisogna averle percorse e studiate come ho fatto io per comprendere la loro bellezza e la loro intrigante varietà di storie e di culture.

Quale il valore del patrimonio storico, culturale, architettonico e paesaggistico delle Marche nel sistema Italia? È ben riconosciuto e valorizzato?
Ciò che caratterizza le Marche e quella parte d’Italia che parte dalla Toscana, passa per l’Umbria e giunge qui, è che tutto è avvenuto dal punto di vista della storia dell’arte con Raffaello, Michelangelo e Bramante. I popoli che abitano questa zona sono consapevoli di questo storico primato. Ciò che salva questa zona, più che le sovrintendenze o le amministrazioni pubbliche, sono l’orgoglio e la consapevolezza che i cittadini hanno di questa parte d’Italia.

Che valore assume per lei essere testimonial di una regione nuovamente e recentemente colpita dal sisma?
Sono orgoglioso di poter portare il mio contributo per salvare il salvabile dopo il terribile terremoto.

Perché e come nasce questa favola delle “Marche incantate”?
Per capire come nasce questa favola bisogna attraversare le Marche, non facendo l’autostrada ma percorrendo le strade interne e le colline. Questa è la parte per fortuna ancora intatta delle Marche.  Mentre la costa è stata rovinata e devastata dall’edilizia turistica, all’interno troviamo ancora i paesaggi di Gentile da Fabriano, di Forchetti da San Ginesio e di Paolo da Visso. Percorrendo piano piano il tragitto, vediamo le colline, le coltivazioni e le strade bianche. Lo facevo da giovane e continuo a farlo quando posso.

Vorremmo percorrere insieme a lei le “Marche incantate” come in un viaggio. Ci fa da Cicerone?
Partiamo dalla Valle del Marecchia, dove la Romagna si sposa con le Marche. E se attraversiamo la valle ci accorgiamo che il paesaggio fatto di ghiaie, di nebbie leggere e colline scheggiate è lo stesso paesaggio che Piero della Francesca ha dipinto nel fondale dei ritratti dei Duchi che stanno agli Uffizi. Proseguiamo poi attraverso le colline per arrivare ad Urbino. E qui ci fermiamo davanti ai torricini e alla facciata del Palazzo Ducale, progettata da Luciano Laurana. Prima di arrivare al Palazzo Ducale, vi porterei nella Piazza del Mercatale e vi mostrerei la Data, un grande edificio in mattoni in origine caserma dei mercenari di Federico da Montefeltro, il quale vi teneva la sua cavalleria corazzata, arma risolutiva nelle guerre del ‘400. Federico da Montefeltro era un signore che investiva i proventi del suo mestiere di mercenario e signore della guerra nell’arte e nella cultura. Ha edificato la Biblioteca trilingue (greca, latina e giudaica) dove ha raccolto i capolavori dell’arte europea. E così continueremmo il nostro viaggio toccando le città e le piccole capitali della Marca interna come Osimo, Fermo e Macerata. Macerata era la sede del Governo Pontificio che governava le Marche quando esse erano parte dello Stato Pontificio. Arriviamo così ad Ascoli Piceno, al suo Duomo e alla sua Piazza dei Signori. In questa città si incrociano tutte le tendenze della cultura figurativa marchigiana, ma anche veneziana. Le più belle opere di Marco Crivelli sono nella zona tra Camerino, capitale dei Da Varano, e Ascoli. Vi porterei con me a Cingoli, il balcone delle Marche. Nella piazza di Cingoli vi è il Palazzo Comunale progettato da Cola della Matrice. Di fronte avete la chiesa, ora museo di San Domenico. Qui Lorenzo Lotto ha lasciato uno dei suoi quadri più belli, la Madonna del Rosario, dove ci sono in primo piano due putti che stanno prendendo a piene mani dei petali di rosa. Una magnifica nevicata di petali di rosa. Poco più avanti troviamo il famoso balcone dal quale vediamo i Monti Sibillini con il Monte Vettore dove c’è la grotta della Sibilla che rappresenta l’Italia antichissima delle profezie. Queste sono le Marche.

di S. Conti