Antichi gioielli di famiglia in vetrina: le nostre biblioteche storiche

Biblioteca comunale di Fermo

Le Marche sono terra dai tanti primati. Tra i quali, anche quello di essere una regione che, nel corso della sua storia, ha avuto il maggior numero di bibliografi e creatori di biblioteche. Un’eccellenza a livello nazionale sia per la quantità che per la qualità dei thesauri presenti: un mondo affascinante, conosciuto dagli studiosi ma certamente meno noto alla comunità regionale.

Sapevate che il nostro territorio conserva almeno 17 biblioteche?

Scrigni di saperi e conoscenze, un’eredità importante, nobile e preziosa che abbiamo il dovere di conservare gelosamente affinché possa essere trasmessa alle future generazioni.

Un percorso che va dalla medioevale biblioteca Scriptorium monastica dell’IX secolo di Fonte Avellana allo studiolo rinascimentale della magnifica libreria di Stato di Federico di Montefeltro, attraverso la trasformazione del libro e delle sue funzioni e ai passaggi davvero epocali, come l’invenzione della stampa e le scoperte geografiche. Dalle selezionale librerie dei bibliofili di epoca barocca alle biblioteche pubbliche dell’ottocento, verso modalità nuove nella diffusione dell’informazione culturale, improntata ad una già estesa partecipazione del sapere, fino alla “biblioteca digitale” nel nostro presente.

Apriamo i percorsi con la biblioteca dell’Eremo di Fonte Avellana.
L’ermo si trova in luogo di particolare suggestione, immerso nel verde, in un silenzio rotto appena dallo scorrere di un torrente.  I suoi manoscritti sono eccellenze assolute del patrimonio bibliografico storico marchigiano (e non solo) testimonianze, seppur non sempre coeve, dell’opera del primo grande creatore di biblioteche “…per offrire ai confratelli, che si degnano di pregare con noi, abbondanza di meditazione”.

Il contesto storico ci riporta alla fine del 900 inizio anno 1000 ed a Pier Damiani, uomo di grandi capacità intellettuali e organizzative, dotato di una straordinaria forza carismatica, a lungo collaboratore dei papi del suo tempo.

Fu proprio Damiani a voler dotare l’ermo di Fonte Avellana di una biblioteca mediante l’acquisto di molti libri e a promuovere inoltre la realizzazione di codici e l’attività di copiatura dell’eremo stesso. “…abbiamo cercato di emendare, sebbene velocemente perciò non precisamente, la biblioteca di tutti i Libri del Vecchio e Nuovo testamento. Grazie alle nostre fatiche e con la compiacenza della grazia divina avete anche numerosi libri, di cui potreste essere privi, delle passioni dei beati martiri, delle omelie dei santi padri e dei commentari della Sacra Scrittura…”

Biblioteca Ubaldini ad Urbania “…libri tutti …belli, un superlativo grado”
La biblioteca fu fondata dall’ultimo Duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere nel 1607. Egli fece costruire una apposita palazzina (oggi distrutta) adiacente al Palazzo Ducale nella quale collocare la sua “Libraria”.

Alla morte del Duca, per ordine di Papa Alessandro VII, 15.000 volumi della biblioteca ducale di Casteldurante vennero trasferiti a Roma, alla Sapienza.
In seguito la famiglia Ubaldini e il Vescovo Honorato Degli Onorati donarono le proprie librerie per formare una nuova biblioteca, che si conserverà fino ad oggi.

Attualmente la biblioteca conta circa 50.000 volumi di cui 9.000 antichi.

Di grande valore sono i 36 incunaboli, le 1325 cinquecentine, tra le quali alcune edizioni di Aldo Manunzio, del Giunti, del Grifo, del Sessa, e del Petrucci, 183 pergamene, 141 manoscritti, 2 globi di Gerardo Mercatore: il Globo terrestre del 1541 e il Globo celeste del 1551, che sono già segnalati nel 1667 fra i cimeli ed i libri rimasti in Urbania dopo il trasferimento della libreria ducale a Roma.

La Biblioteca conserva inoltre l’Atlante Novissimo dello Zatta del 1775, il piccolo Globo terrestre attribuito a Francesco de Mongenet e vanta infine un prezioso fondo di disegni, oltre 700, provenienti dalla collezione Ubaldini.

La biblioteca G.P. Corradi, una biblioteca ad uso della collettività, a Monsapolo del Tronto
Il nostro percorso mostra nelle Marche una biblioteca e una figura di erudito bibliografo del tutto particolari: la Biblioteca Tomistica di Monsapolo del Tronto e il suo creatore e fondatore Giovan Battista Corradi.

Nato a Monsapolo nel 1600 e morto a Roma nel 1685, il Corradi fu l’artefice di un progetto singolare e unico nelle Marche del tempo, istituire una biblioteca annessa all’Ospedale di Sant’Alessio.
Come l’ospedale la biblioteca doveva essere al servizio di tutti, indistintamente dalla condizione sociale.

Gran parte del patrimonio è giunto a noi integro, o se vogliamo cristallizzato, a rappresentare un universo di interessi e una volontà di partecipazione al sapere e alla cultura, come strumento di elevazione e di libertà.

Le opere esposte, rappresentano diversi settori presenti nella Biblioteca Tomistica: dalla Sacra Scrittura e Teologia, alla Storia, all’Agronomia, all’Arte Militare sino all’informazione letteraria contemporanea.

Biblioteca di Benincasa di Ancona
© A. Tessadori

La Biblioteca di Benincasa di Ancona
Fu il nobile Luciano Benincasa, proveniente dall’aristocrazia marineria, ad inserire nelle sue volontà testamentarie precise disposizioni per la conservazione e l’uso pubblico della sua libreria. Importanti cariche pubbliche ricoperte nella città e nello stato pontificio nonché gli ampi interessi culturali lo portarono a mettere insieme una libreria di famiglia composta di 2.634 libri fra canonici, civili, storici e geografici.

Non essendo stato rinvenuto l’inventario originario della Libreria Benincasa, può essere considerato uno strumento prezioso l’Elenco dei Libri esistenti del 1811, da cui risulta una ripartizione in 13 classi dei libri esistenti nella Biblioteca, con una prevalenza di opere religiose e storico-religiose, di argomento legale e di medicina. Da questo primo nucleo si sviluppò la Biblioteca pubblica grazie alle donazioni che vi susseguirono soprattutto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, parallelamente al rifiorire della vita culturale della città.

Nel suo patrimonio librario di cultura generale con prevalenza di opere storiche, letterarie e giuridiche come in origine, sono inclusi dei veri e propri tesori: un ricco materiale geografico e cartografico tra cui preziosi il Portolano di Grazioso Benincasa (ms. del 1435) la carta nautica di Andrea Benincasa (1490), la Geographia del Berlinghieri, nell’edizione di Niccolò Todesco (del 1480), il Globo Terreste (Giovanni Maria Cassini (Roma 1745 – 1824 ca.)

La Biblioteca comunale di Fermo può essere considerata come la più felice espressione dell’intenso e fecondo rapporto culturale e politico intercorso tra le Marche e Roma in età barocca. In essa la Libreria Spezioli rappresenta il nucleo storico principale e per qualità e quantità del patrimonio librario si pone tra le prime venti biblioteche civiche italiane, rendendola quindi una fra le strutture più importanti e prestigiose del territorio nazionale.

Istituita nel 1688, la biblioteca ha un carattere generalista nella stessa sono confluiti, nel corso del tempo, lasciti di illustri personaggi fermani, acquisti di intere collezioni appartenute ad insigni privati e, nell’Ottocento, un forte incremento patrimoniale è derivato dalle soppressioni delle congregazioni religiose.

Complessivamente il materiale bibliografico presente nella biblioteca è di circa 300.000 volumi.
Il fondo antico comprende 127 codici pergamenacei, 11 corali, 3.000 manoscritti, 681 incunaboli, 15.000 cinquecentine, 23.000 opuscoli in miscellanea e 816 periodici storici cessati.

Per la specificità di alcune donazioni private, in particolare per quella del medico fermano Romolo Spezioli, a cui la Biblioteca è intitolata, il patrimonio librario antico è conosciuto anche a livello internazionale per le pregevolissime edizioni di opere mediche.La Biblioteca conserva inoltre più di 6.000 stampe e 4.000 disegni, provenienti principalmente dal fondo dell’architetto Giovan Battista Carducci.I
l fondo moderno, articolato tra materiale bibliografico e multimediale, oggi viene costantemente aggiornato.
Dal 1998 vanta anche uno spazio dedicato interamente ai più giovani.

Biblioteca pubblica Oliveriana a Pesaro
Con un nobile gesto Annibale degli Abbati Olivieri, “…un ricercatore acuto e geniale la cui ricca e complessa produzione ispirata alla più scrupolosa onestà scientifica e riguardante quasi tutti i campi dell’antiquaria si era imposta sin da allora all’attenzione dei dotti per ampiezza di informazione e acribia, attribuendogli una posizione di sicura eminenza nell’Italia erudita del tempo. Qui al fine di dare un attestato di quell’amore che si era (sempre fatta gloria dimostrare alla patria), aveva a sua volta ceduto alla comunità la sua più imponente libreria, ricca soprattutto di opere di archeologia e di storia, nonché di un rilevante numero di stampe e di manoscritti preziosi, tra i quali i così detti Monumenti Rovereschi in 37 volumi, costituiti da una ricchissima raccolta di corrispondenze e arti originali dei Della Rovere, gli spogli di archivi in 10 volumi , copiati dallo stesso Olivieri con raro esempio di attività erudite…” –  (Antonio Brancati, storico) – nel 1756 dona alla città di Pesaro il suo patrimonio bibliografico di oltre 20 mila volumi fra i quali il Codice Oliveriano e l’Hypnerotomachia Poliphili, vanto della Biblioteca Oliveriana, orgoglio di questa mostra e ovviamente, misura della qualità del collezionismo oliveriano.

La Biblioteca Mozzi e Borgetti di Macerata è un vero gioiello. Sorta nel 1773 nei locali della soppressa sede del Collegio della Compagnia di Gesù, ha ereditato la biblioteca gesuitica nonché
molti altri fondi nei suoi oltre duecento anni di attività.

Nel 1779 ci fu il dono del giudice rotale Francesco Mornati e quello di Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, ai quali la Biblioteca Civica è intitolata unitamente al nome del padre domenicano Pietro Borgetti che volle emulare i fratelli Mozzi donando con la sua importante libreria anche tutto il suo patrimonio.
A farne qualcosa di unico fu Giuseppe Mozzi il quale, aperto culturalmente alle molteplici esperienze degli illuministi europei, le conferì un carattere decisamente moderno.

Attualmente è una delle maggiori biblioteche delle Marche ed è dotata di circa 350.000 volumi. Oltre ai 10.000 manoscritti, possiede 300 incunaboli ed oltre 4000 edizioni del secolo XVI. La Biblioteca ha inoltre una raccolta musicale e teatrale, una collezione risorgimentale e una ricca fototeca con oltre 20.000 immagini. Tutti i fondi antichi sono catalogati e consultabili. La fototeca, costituita come sezione specifica della biblioteca negli anni ’70, contiene oltre 30.000 immagini che documentano prevalentemente la storia locale (eventi, personaggi, costume, urbanistica, monumenti, opere d’arte). La biblioteca Mozzi Borgetti fa parte dell’Istituzione Macerata Cultura Biblioteca e Musei.

Biblioteca Leopardi _ Recanati
© A. Tessadori

Biblioteca Leopardi, una grande opera che promuove cultura e la rende accessibile sin dal 1812.

Situata all’interno del Palazzo Leopardi di Recanati, imponente costruzione del XVI secolo la cui facciata in cotto si affaccia su Piazza Sabato del Villaggio.

Fu Il nobile ed erudita Monaldo Leopardi, uomo animato da grande passione per la cultura, a dar vita alla celebre biblioteca.
Fra queste mura Giacomo si forma e approfondisce la sua onnivora sete di conoscenza.

La preziosa biblioteca ospita circa 25000 volumi raccolti dallo stesso Monaldo. Una raccolta è ricca di letteratura religiosa, di testi illuministici, di letteratura straniera coeva, cui attinse il giovane Giacomo per elaborare una visione del mondo e della storia opposta a quella del padre.

E poi quaderni di Giacomo bambino con traduzioni di Orazio, tabelle astronomiche e altri saggi della sua straordinaria precocità, la scrivania con il calamaio e, alle pareti, il ritratto a matita l’unico mai fatto a Leopardi in vita dal quale furono poi ricavati tutti i successivi.

Il nucleo più consistente della biblioteca si deve ad una serie di acquisti che il conte effettuò nelle fiere di Recanati, di Senigallia e in alcuni viaggi a Roma. L’occasione fu la soppressione – durante e dopo la prima Repubblica Romana – di conventi e congregazioni religiose. Monaldo acquistò molti libri greci. 
La biblioteca fu da sempre aperta agli studiosi e al pubblico.
Impegno da sempre fedelmente onorato dalla famiglia Leopardi, infatti anche oggi studiosi da tutto il mondo frequentano le antiche sale per approfondire la loro conoscenza dell’opera del Poeta e la piccola biblioteca di Recanati diventa così il centro dell’universo leopardiano.

Collocata all’interno del magnifico complesso di S. Agostino di Ascoli, la Biblioteca Comunale Giulio Gabrielli orientata verso le discipline umanistiche, con un patrimonio  di circa 200.000 volumi tra monografie, opuscoli e periodici rilegati, dei quali circa 30.000 antichi, per lo più provenienti dalle biblioteche religiose soppresse in seguito all’Unità d’Italia.

Istituita nel 1849 con degli acquisti librari, l’acquisizione di fondi archivistici e materiale proveniente da corporazioni religiose, oggi la biblioteca si mostra con tutta una personalità d’eccellenza.

Al bibliotecario, Prof. Giulio Gabrielli (1832-1910), di cui la Biblioteca porta il nome, va il merito di aver raccolto, ordinato e catalogato le quattordici Biblioteche di dette corporazioni religiose, aperte al pubblico nelle sale terrene del palazzo Comunale.

Fanno parte del fondo antico: manoscritti a carattere, generale locale e musicale, circa 300 incunaboli, 3000 cinquecentine e numerose edizioni del Seicento, Settecento e primo Ottocento.

Merita una particolare segnalazione il fondo Verrucci-Bey (Force 1874 – 1945). La personalità di questo architetto, progettista ufficiale alla corte d’Egitto si espletò in innumerevoli incarichi: da importanti rifacimenti ad Alessandria e al Cairo, di edifici particolarmente significativi, tombe gentilizie, palazzi di rappresentanza, alla realizzazione di opere architettoniche secondo lo stile allora in voga.

La sua Libreria comprende oltre alle pubblicazioni di interesse storico-artistico una ricca documentazione d’archivio – disegni, fotografie … – di quanto realizzato in Egitto, non più reperibile neppure presso le fonti accademiche egiziane, e fondamentale per la conoscenza dell’arte islamica ed egiziana.

I fondi moderni comprendono molte opere di carattere enciclopedico e generale, singole monografie ed anche una ricca collezione di giornali e riviste sia locali che nazionali.

Una peculiare attenzione è stata riservata al Fondo locale, che comprende oltre 5.000 opere relative alla provincia di Ascoli Piceno e alle Marche, e alla Sezione Ragazzi, costituitasi nel 2001, che comprende circa 4.000 volumi.

La biblioteca Planettiana di Jesi ha sede nel suggestivo e rinascimentale Palazzo della Signoria e prende il nome dal prezioso fondo librario ed archivistico donato dalla famiglia Pianetti al Comune

Donazioni importanti che unitamente alla storia dei personaggi che hanno determinato la struttura di un istituto culturale, un importante fondo bibliografico, una eccezionale documentazione archivista, nonché il patrimonio librario di Bernardo Pianetti (1906) e i documenti archivistici relativi al 1600, l’archivio Azzolino e altrettanto preziosa raccolta Pianetti di disegni settecenteschi di artisti, architetti, decoratori e artigiani.

La libreria risulta essere ricca di quindicimila libri, per la maggior parte dei secoli XVI e XVII e di famose edizioni che si riferiscono a luoghi come Venezia, Roma, Padova, Parigi, Lione, Basilea, Colonia, Francoforte, Londra. Vi sono contenuti anche 16 incunaboli, quasi tutti di argomento classico. Degna di considerazione è anche una ricca raccolta di gazzette datate dal 1655 al 1723, e una collezione di Lunari o Almanacchi, dei secoli XVII e XVIII.

Un patrimonio che oggi vede circa 130 mila unità bibliografiche.