L’Orto Antico di Senigallia: un patrimonio di biodiversità tutto marchigiano

Valorizzare la biodiversità attraverso un orto. E’ il lavoro di Eduardo Lo Giudice, appassionato di botanica ad uso alimentare che sta costruendo quello che è il sogno di una vita nelle campagne di Senigallia. Una volta a regime, ci saranno duemila varietà di piante.

Eduardo Lo Giudice ha quarantasette anni e una grande passione: la biodiversità. Ora, ha a disposizione due ettari di terreno a un paio di chilometri da Senigallia (in via Montebianco, vicino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie), che ha piantumato con le colture più diverse. Essenze che hanno in comune il fatto di essere commestibili. A dire il vero, Eduardo aveva già provato per ben due volte a creare il suo giardino botanico di piante alimentari: la prima a Castelferretti e la seconda a Chiaravalle, ma per vicende legate agli affitti e alle necessità dei proprietari dei terreni, entrambe le volte ha dovuto ricominciare da capo. Senza demordere, con la caparbietà di un ex muratore di origini genovesi, sta lavorando con rinnovata forza di volontà alla creazione del suo sogno di sempre. Prima ha dissodato una porzione di campo in uno dei fondovalle più belli e selvaggi della campagna senigalliese, a due passi dal mare; ha costruito con materiali di riciclo una serra, ha tracciato le particelle del campo a sua disposizione e ha messo a dimora le piantine.

I semi di piante antiche, alcune in via d’estinzione, li ha spesso ricevuti da contadini che avevano  varietà non più in uso. Altri li ha trovati in giro per il mondo. Alcune piante le ha riprodotte per talea, tanto da avere a disposizione un patrimonio genetico di circa duemila varietà, tra ortaggi, erbe spontanee e alberi da frutto. Per meglio impollinare i fiori, ha messo due arnie con le api, insetti preziosi, che hanno a disposizione un paradiso di profumi e colori da cui essere attratti. Per sostenersi, Eduardo porta le sue piantine e i prodotti stagionali dell’orto al mercato del biologico che si tiene il sabato al rione degli Archi, in Ancona, e nel frattempo lavora per ristrutturare un vecchio casale a ridosso della superficie coltivata. Per promuovere il suo lavoro, ha iniziato a collaborare con le scuole, facendo conoscere ai ragazzi delle elementari le varietà di piante più inconsuete, e dare il giusto imprinting alle nuove generazioni sul rispetto e sulla promozione della biodiversità.

Perché c’è bisogno di biodiversità?
L’argomento è più attuale che mai. Secondo i dati della Coldiretti e di varie associazioni ambientaliste, il numero delle varietà di frutta nell’ultimo secolo è sceso da circa ottomila a poco meno di duemila, di cui circa 1.500 considerate a rischio di scomparsa: in pratica sarebbero andate perdute tre tipologie su quattro in un lasso di tempo molto breve. Numeri da ricordare quando vaghiamo nel bancone del supermercato pensando che la frutta e verdura sia soltanto quella proposta sugli scaffali. Sono le stesse Nazioni Unite, inoltre, a spiegare i motivi che rendono necessarie iniziative di riflessione e celebrazione della biodiversità, sottolineando che anche se “c’è un crescente riconoscimento del fatto che la biodiversità sia un elemento di straordinario valore per le generazioni attuali e quelle future, il numero delle specie si sta significativamente riducendo per certe attività umane”. Una tendenza da invertire per salvaguardare un patrimonio che, sempre secondo l’Onu, è composto attualmente da circa 1,75 milioni di specie identificate.

I gioielli dell’Orto Antico di Senigallia
Pomodori talmente saporiti che si possono mangiare senza condimento; ciliegie, peperoni, bietole multicolori ed erbe aromatiche che sembrano uscite da un giardino incantato. Sono queste alcune delle chicche proposte da Eduardo Lo Giudice nel suo Orto Antico. In attesa che lo spazio rurale diventi visitabile grazie ad appositi percorsi attrezzati, basta fare un giro in campo aperto per rendersi conto della grande varietà di piante presenti. “In questa stagione – spiega Lo Giudice – proponiamo le erbe miste del campo. Di solito i consumatori le mangiano nei mesi freddi, e invece sono gustosissime anche in estate. Qui, la sera, si vedono i caprioli e c’è un proliferare di vita”. La misticanza di stagione comprende bietole il cui nerbo è colorato di arancione, di rosso, o di giallo, e poi, le foglie di amaranto, alcuni tipi di lattughe estive e la borragine. Basta bollirle per qualche minuto e si possono avere delle erbe di campo dal gusto diverso per farcire piadine.

Un centinaio di varietà di peperoncini provenienti da tutto il mondo possono bastare per stuzzicare qualsiasi sfumatura di piccante, ma le erbe aromatiche, già in pieno sviluppo regalano profumi intensi e i più disparati. Ci sono inoltre le maggiorane selvatiche, l’origano piccante o quello con l’aroma di fragola; poi i paccasassi (tipici della zona costiera), lo zigolo dolce, una pianta della famiglia dei papiri con cui in Spagna si produce una bevanda detta “orchata”, e ancora, tanti tipi di menta, ognuna con sfumature odorose diverse. A vedere le foto delle cassette degli ortaggi raccolti la scorsa stagione ci si stupisce: patate a buccia nera e polpa bianca ritrovate da un contadino di Cagli (PU); le melanzane rosse africane, i pomodori gialli; la “zucca spaghetti”, una zucca filamentosa da lessare e da gustare come fosse un piatto di noodles. Tra le varietà più interessanti, infine, c’è il pomodoro di Monte San Vito: una varietà rustica, pressoché estinta capace di conservarsi perfettamente in cantina per mesi. Lo Giudice ha riportato il pomodoro di Monte San Vito a nuova vita grazie a un contadino locale che gli ha lasciato in dote un piccolo patrimonio di semi. Ora questa varietà è censita e catalogata formalmente dalla Regione Marche.

Insomma, già un bel risultato per il contadino nel nuovo millennio che protegge la biodiversità in tavola.   

di R. Ceccarelli