Le Marche romantiche

Recanati

Le Marche laboriose, le Marche instancabili e infaticabili, scrigno di tesori artistici e di bellezze naturali… siamo abituati ad apprezzare e conoscere la nostra regione sotto diversi aspetti e peculiarità, ma forse non ci siamo mai soffermati sul lato romantico che la contraddistingue. Chi l’ha detto che solo Parigi è la città dell’amore? Anche molti luoghi incantati delle Marche si prestano a fughe romantiche d’amore. Nel percorso di “Why Marche” di questo numero vi proponiamo una serie di luoghi magici, carichi di meraviglie e incanti, che vi faranno scoprire un lato forse inedito delle Marche, ben consapevoli che sono degli esempi, alcuni senz’altro noti, altri un po’ meno, sperando di regalarvi degli spunti per un perfetto weekend romantico in uno dei luoghi incantati della nostra meravigliosa regione.

GRADARA, la storia di Paolo e Francesca

Sul confine tra Marche ed Emilia Romagna, in provincia di Pesaro-Urbino, sorge Gradara, il paese dell’amore per antonomasia. Una città romantica, caratterizzata dai suoi sentieri in mezzo alla natura, circondati dal verde, dagli incantevoli vicoli che serpeggiano lungo il centro storico e, soprattutto, dall’imponente castello medievale che svetta sul colle di Gradara, attorniato dal piccolo borgo e dalla cinta muraria. Ciò che rende incantato questo luogo è la storia d’amore che nacque, proprio all’interno del castello, tra Paolo e Francesca. Quest’ultima, giovane donna data in sposa con l’inganno a Gianciotto, un uomo rozzo, rude e miserabile d’aspetto, proprietario del castello, ebbe modo di conoscere Paolo, fratello di Gianciotto, del quale si innamorò. “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante”, scrive Dante Alighieri nella Divina Commedia” per descrivere la scintilla d’amore che scoccò tra i due mentre leggevano le avventure amorose di Ginevra e Lancillotto. Sorpresi in atteggiamenti amorosi da Gianciotto, i due vennero uccisi. Questa tragica storia ispirò anche un lavoro di Gabriele D’Annunzio, il poeta Vate, che scrisse la tragedia Francesca da Rimini, tanto che l’allestimento scenico dell’opera costituì la base per la ricostruzione della camera di Francesca.

SENIGALLIA, la Penelope sul mare

Alla foce del Misa, sul molo di Levante del porto, si innalza la Penelope di Senigallia, la statua concepita e realizzata dallo scultore Gianni Guerra nel 2004. È un luogo magico, incantato, quello in cui sorge tale opera, un luogo che segue e ricalca gli umori del tempo e del mare: agitato, mosso, o docile e remissivo. E chi arriva qui, dopo una passeggiata sul molo a piedi o in bicicletta, forse lo fa proprio per cercare una corrispondenza col proprio stato d’animo. La storia alla base della Penelope di Senigallia è assai romantica: una notte, Gianni Guerra si trovava proprio sulla parte più esterna del molo di Levante e, in mezzo al mare, intravide una piccola imbarcazione che si inoltrava verso il buio, che poco a poco la ricoprì, facendola sparire dallo sguardo dello scultore, che a quel punto si domandò quando sarebbe riapparsa, chi avrebbe aspettato con ansia il suo ritorno… una storia che ricorda quella di Ulisse e sua moglie Penelope, che attese il marito per oltre vent’anni. Più volte associata alla Sirenetta di Copenhagen, la Penelope di Senigallia è anche il luogo dove gli innamorati lasciano un segno del loro amore, un lucchetto che andrà a suggellare un sentimento senza tempo.

RECANATI, la città della poesia

Non esistono solo amori felici, realizzati e completi. Anzi, forse quelli più emblematici e simbolici sono quelli irrisolti, mai compiuti, affidati solo a carta e penna. Quando ci si immagina  Recanati, il pensiero non può non correre a Giacomo Leopardi, un giovane uomo che per tutta la vita cercò di amare ed essere amato. Così descriveva questo sentimento in una sua epistola: “… la più dolce, più cara, più umana, più potente, più universale delle passioni, che si fa pur luogo in chiunque ha cuore, e maggiormente in chi l’ha più magnanimo, e similmente ancor ne’ più gagliardi ed esercitati di corpo, e ne’ più guerrieri…”. Viene facile pensare al poeta che percorreva la strada dal Colle dell’Infinito alla piazza protagonista di un’altra sua celebre lirica, Il sabato del villaggio, sulla quale si affacciavano sia le finestre del suo palazzo, sia quelle dell’abitazione di Silvia, uno dei primi amori giovanili del poeta. Un amore però, affidato solo alle sue composizioni poetiche, mai vissuto realmente. Recanati, dunque, complici i colori pastello delle colline marchigiane, i fiori di campo, il sole al tramonto, è una città suggestiva, incantata, colma di magia, illusioni e romanticismo.

GROTTAMMARE ALTA, il borgo a picco sul mare

Probabilmente non esistono leggende o storie più o meno fantastiche che possano contribuire a fare di Grottammare Alta un luogo magico e incantato, ma lo è certamente la sua posizione meravigliosa, a picco sul mare. Grottammare Alta è un suggestivo paese che sorge in cima a un colle, caratterizzato da abitazioni rustiche, vicoli piccoli e pittoreschi che si snodano lungo il borgo, piazzette intime e raccolte. Tutte peculiarità che lo rendono un vero e proprio gioiellino e meta prediletta dagli innamorati che vogliano trascorrere qualche giorno in armonia e serenità, soprattutto durante le assolate giornate estive, in cui il profumo degli aranceti in fiore si diffonde lungo tutto il borgo. Proprio l’arancio è anche il simbolo di Grottammare Alta, che reca, nello stemma del Comune, dei rami di arancio, segnale di buon augurio, dato che è tradizione adornare la sposa con questi fiori il giorno delle nozze. E  Arancio è anche il nome del teatro cittadino: tale albero infatti, la cui coltivazione affonda le proprie origini già dal Quattrocento, sorgeva proprio al centro della piazza del paese. Curiosità: ogni anno, nel penultimo weekend di luglio, artisti locali e internazionali si esibiscono dal vivo lungo i caratteristici vicoli del borgo, regalando quindi sensazioni uniche e meravigliose: un ottimo motivo per programmare un’uscita in questo luogo incantato.

PIEROSARA, la tragica storia di Piero e Sara

Pierosara è una piccola frazione di poco più di cento abitanti del comune di Genga, in provincia di Ancona. Un tempo conosciuto come Rocca Petrosa, tale borgo si innalza proprio nel cuore verde delle Marche, il Parco della Gola della Rossa, a poca distanza dalle Grotte di Frasassi. Da qui si possono raggiungere diverse altre mete suggestive, come l’Abbazia di San Vittore delle Chiuse, a Genga. Ciò che caratterizza il piccolo paesino di Pierosara sono le vie tortuose che si inerpicano lungo il castello e la vista mozzafiato che si può godere dall’alto del colle. Legata indissolubilmente al Castel Petroso (così definito per la sua struttura rocciosa), è la leggenda dei due giovani innamorati Piero e Sara, entrambi vissuti e morti all’interno proprio del castello. Sara, giovane fanciulla abitante del castello, e Piero, suo concittadino, erano promessi in matrimonio, finché il conte Ravellone, feudatario del Castello di Rotorscio, invaghitosi della ragazza, la rapì. Per evitare tale spregevole atto, i concittadini di Sara tentarono di scongiurare il rapimento, tendendo le armi contro gli armati del conte. Messo alle strette, egli uccise Sara che teneva tra le braccia e poco dopo Piero, accorso in suo aiuto. I due innamorati trovarono la morte insieme, abbracciati e fu proprio per questa tragica storia che si decise di ribattezzare la frazione Pierosara.

ASCOLI PICENO, la Via delle Stelle

Una delle città senz’altro più suggestive e incantevoli delle Marche è Ascoli Piceno, caratterizzata dal centro storico realizzato quasi totalmente in travertino, dalle numerose bellezze artistiche e architettoniche e dalle sue torri gentilizie e campanarie, tanto che Ascoli è anche soprannominata città delle cento torri. Ma cosa rende particolarmente romantica e incantevole questa realtà delle Marche? Esiste una strada, conosciuta ai più come Rua delle Stelle, o Via delle Stelle, ma anche Rrétë li miérghjë, “dietro i merli”, in dialetto ascolano, che più delle altre ha mantenuto il suo aspetto medievale e dunque una parvenza romantica e suggestiva. Tale strada corre lungo le alte vie del fiume Tronto, fuori dalle mura cittadine, lungo il vecchio camminamento. Chiusa al traffico, la Rua delle Stelle si snoda dall’ex chiesetta di Santa Maria delle Stelle (da cui prende il nome) alla Porta di Borgo Solestà, costeggiando il quartiere di Porta Romana. Circondata dalla natura da una parte, dalle abitazioni piccole e basse, ricordi di antiche botteghe del Medioevo o torri e campanili, la via è lastricata in ciottoli e offre scorci meravigliosi, lontano dal traffico e dalla confusione. Una meta senz’altro apprezzata e ricercata da chi voglia ritrovare un po’ di pace e serenità in piacevole compagnia.

TORRE DI PALME, la Grotta degli Amanti

Un gioiello tutto da scoprire che sorge nel territorio fermano è poi Torre di Palme, un borgo incantevole che si innalza proprio a picco sul mare. Torre di Palme regala scorci meravigliosi tra gli stretti vicoli che serpeggiano lungo il paese, dalle colline a strapiombo sul mare, alle opere artistiche e architettoniche che adornano il borgo. A Torre di Palme è legata anche una storia tragi-romantica che si consumò all’interno della Grotta degli Amanti, teatro dell’amore di due giovani, Antonio e Laurina. Tale grotta sorge nel mezzo del Boschetto del Cugnolo, un’area floristica protetta, meta prediletta dagli escursionisti e dagli appassionati di erbe, fiori e arbusti, essendo la zona caratterizzata dalla presenza di esemplari floristici tipici della macchia mediterranea. La storia di Antonio e Laurina affonda le sue radici nel periodo della Grande Guerra quando Antonio, in licenza, decide di disertare per rimanere con la propria amata. Entrambi si nascosero all’interno della grotta, nutrendosi di pane e sarde che i pescatori della zona riuscivano a procurar loro. Sentendosi però sempre più braccati e in pericolo, i due presero la decisione di suicidarsi, gettandosi insieme nel Fosso di San Filippo, un salto di 70 metri. Laurina morì sul colpo, Antonio qualche giorno più tardi. Se fosse sopravvissuto, avrebbe dovuto comunque subire la pena davanti al plotone di esecuzione, per diserzione.

Crediti Photos A. Tessadori