La regione delle Madri. I paesaggi di Osvaldo Licini

Osvaldo Licini - Paesaggio marchigiano

Il 25 luglio 2020 si è inaugura la grande mostra La regione delle madri. I paesaggi di Osvaldo Licini, promossa dalla Regione Marche e organizzata dal Comune di Monte Vidon Corrado in collaborazione con il Centro Studi Osvaldo Licini. L’esposizione, la prima interamente dedicata a questo tema tanto caro all’artista, si terrà nel suo paese natale sino all’8 dicembre 2020.

La regione delle madri. I paesaggi di Osvaldo Licini è curata da Daniela Simoni, da tredici anni alla guida del Centro Studi Licini, con la collaborazione di Stefano Bracalente, Nunzio Giustozzi, Mattia Patti, Stefano Papetti e Massimo Raffaeli. E’ ospitata nel Centro Studi e nella Casa Museo di Monte Vidon Corrado, per l’artista luogo della creazione, nel quale sceglie di vivere con la moglie, la pittrice svedese Nanny Hellström, conosciuta durante i suoi anni parigini, e indaga il rapporto tra Licini e il paesaggio marchigiano, le vedute francesi e quelle svedesi, le fonti pittoriche e quelle letterarie, il paesaggio descritto nelle lettere e quello disegnato o dipinto, la sua interiorizzazione e le proiezioni cosmiche degli ultimi anni. Costituisce inoltre l’occasione per riflettere sulla cronologia delle opere degli anni Venti e per pubblicare documenti inediti importanti a comprendere il passaggio alla fase del figurativismo fantastico.

Osvaldo Licini

I luoghi hanno sempre un particolare significato in relazione all’arte: basti pensare a ciò che rappresenta Giverny per Monet o Aix-en-Provence per Cézanne, o ancora Arles per Van Gogh. E l’arte di Licini si sostanzia della suggestione del suo paesaggio marchigiano, interpretato anche in chiave simbolica cosi come descrive in una lettera del febbraio del 1941 al teosofo e filosofo Franco Ciliberti, fondatore del movimento Valori Primordiali «Ti scrivo dalle viscere della terra la “regione delle madri” forse, dove sono disceso per conservare incolumi alcuni valori immateriali, non convertibili, certo, che appartengono al dominio dello spirito umano. In questa profondità ancora verde, la landa dell’originario forse, io cercherò di recuperare il segreto primitivo del nostro significato nel cosmo».

La regione delle madri raccoglie 90 oli e 30 disegni, di cui 33 del periodo figurativo, 9 dipinti astratti degli anni Trenta e i rimanenti degli anni Quaranta e Cinquanta, provenienti da importanti collezioni pubbliche come il Museo Novecento di Firenze, il Museo d’Arte Contemporanea di Ca’ Pesaro a Venezia, il Centre Pompidou di Parigi, la Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno, il Museo Palazzo Ricci di Macerata, il Museo Civico di Palazzo Chiericati di Vicenza, il Museo Civico Città di Moncalvo e da molti collezionisti privati. Alcune di queste opere non state mai esposte prima, come  una Marina francese dei primi anni Venti, e altre tornano ad essere presenti in una rassegna liciniana dopo decenni di assenza  come nel caso di il Paesaggio italiano (1921) del Centre Pompidou,  Colline marchigiane (1926) del Comune di Moncalvo, Paesaggio marchigiano (1925) di collezione privata, Personaggio (1945) e Studio per angelo su fondo giallo (1956) della collezione di M. Carpi.

La mostra compie un excursus attraverso tutti e tre i periodi pittorici di Licini, con un taglio non solo cronologico ma anche tematico. Al Centro Studi troviamo i dipinti figurativi degli anni Venti: paesaggi, marine italiane e francesi che sono sempre espressione dell’elaborazione interiore del dato reale. Nella Casa Museo, che per l’artista è stata “laboratorio di arte sperimentale”, si entra simbolicamente nella “regione delle madri”, nella “landa dell’originario”. Qui, sulla base di quella che Birolli definisce “temporalità circolare” nell’arte di Licini, sono allestiti dei percorsi che, partendo ciascuno da un dipinto figurativo, accompagnano il visitatore attraverso la fase geometrico-astratta e quella del figurativismo fantastico, indagando la sostanza geometrica, la cifra dell’enigma, lo sguardo sui Sibillini, i microcosmi liciniani, i Personaggi, gli Olandesi volanti, le Amalassunte e  l’antropomorfizzazione del paesaggio fino all’epifania degli Angeli ribelli e a quegli aquiloni che nascono dalla visionarietà poetica che costantemente si lascia ispirare dalla suggestione del paesaggio natìo.