La leggenda della Madonna del Sasso

La Chiesetta della Madonna del Sasso, santuario rupestre del XIV-XV secolo che sorge addossato a un costone roccioso a strapiombo affacciato sul fiume Menotre, in una posizione meravigliosa, circondato dalla bellezza della natura.

Un luogo che non è segnalato da indicazioni o segnali stradali, per cui, per raggiungerlo, occorre andarne proprio alla ricerca, attraversando un campo che si schiude dinanzi a un fontanile. Ci troviamo nella frazione di San Martino, presso Serravalle del Chienti, in provincia di Macerata. La Chiesa è caratterizzata all’esterno da feritoie e da un portale gotico e all’interno da un lastricato in roccia: un’immagine che richiama subito alla memoria i tradizionali eremi simbolo di semplicità e rusticità pura.

Quello che stimola la curiosità, in questa Chiesa, è quell’aura di mistero che circonda la leggenda della sua fondazione. Sembrerebbe, infatti, che un contadino, mentre stava arando un campo, rinvenne una pietra. Fin qui nulla di sconvolgente, se non fosse che tale pezzo di roccia ritraeva la Madonna con Gesù bambino. Il cimelio fu immediatamente consegnato alla comunità di San Martino, ma il giorno successivo era scomparso. Tutto si pensava fuorché ritrovarlo nel luogo dove era stato scovato la prima volta: invece così fu. Tale episodio si ripetè per diverse volte, finché si decise di erigere la Chiesa dedicata alla Madonna, come tale “miracolo” aveva suggerito. Così, tra il 1350 e il 1358, vennero avviati e conclusi i lavori; la Chiesa fu intitolata alla Madonna del Sasso, sia per il luogo dove sorge sia per la pietra che era stata appunto trovata in quel luogo. All’interno della Chiesa era conservata questa miracolosa pietra, trafugata purtroppo nel 1978.

Probabilmente, all’epoca della sua costruzione, l’interno della Chiesa era affrescato integralmente, come si era soliti fare al tempo. E, oggi, quello che rimane sono le rappresentazioni di San Cristoforo, protettore dei viaggiatori e dei pellegrini, San Sebastiano, protettore dei sofferenti, Sant’Antonio, patrono degli animali, San Venanzio e Sant’Amico di Rambona, patroni rispettivamente di Camerino e di Pollenza, Sant’Onofrio, protettore degli eremiti. L’affresco più importante per valore artistico e per dimensioni, sei metri per quattro, purtroppo non si trova più al suo interno. Trattasi del Giudizio Universale affrescato intorno alla seconda metà del Quattrocento.

Per la sua posizione, per l’affresco qui inizialmente conservato e per la leggenda legata a questo luogo, la visita all’eremo e alla sua Chiesetta era ritenuta un rimedio contro ogni male e una tappa obbligata del pellegrinaggio direzione Loreto.