Fano – Il Carnevale più antico d’Italia

Fanum Fortunae, il Tempio della Fortuna. Un luogo misterioso come la volubile entità a cui fu dedicato, da cui Fano prese il nome e i cui resti ancora nasconde insieme alla leggendaria Basilica che Vitruvio proprio qui decise di innalzare. Misteriose sono anche le maschere che popolano il Carnevale, volti celati e carri fantasmagorici che sfilano durante i giorni di una festa che a Fano affonda le sue radici più profonde. Misterioso e affascinante è il mare prospiciente alla città, il cui ventre sconfinato nasconde ricchezze che i pescatori fanesi conoscono come pochi altri, loro che dai profondi abissi le hanno portate alla terra. È misteriosa Fano, eppure oggi si lascia scoprire in tutta la sua bellezza, ora che è una città moderna e all’avanguardia, consapevole del suo patrimonio e sempre all’opera per valorizzarlo. Una città attenta alla qualità della vita dei suoi cittadini, con una particolare attenzione ai bambini per i quali da anni è attivo il progetto che l’ha resa la “Città delle bambine e dei bambini”, ricca di iniziative e infrastrutture realizzate per i piccoli cittadini.

A Fano il Carnevale è più di una semplice festa, è un evento culturale con cui si identifica la città. Questo perché Fano vanta il Carnevale più antico d’Italia, documentato da un manoscritto datato 1347 ancora conservato. Da quell’epoca il Carnevale è stato puntualmente celebrato; un comitato organizzativo con passione si occupa ogni anno di allestire l’evento con l’ausilio dei maestri dell’antica arte della cartapesta che preparano le gigantesche strutture mobili, sempre nuove per soggetti e temi. I carri sfilano per le strade di Fano stipate di folla stupefatta, i bambini mascherati ridono e raccolgono la pioggia di dolciumi lanciati durante il Getto: quasi duecento quintali di cioccolatini “seminati” dalla cima dei carri, gesto simbolicamente legato alla semina contadina come auspicio di prosperità, che rendono quello di Fano anche il Carnevale più dolce d’Italia. Tra la processione dei carri spicca quello del “Vulòn”, icona carnascialesca fanese che ricorda i famigerati banditori napoleonici, poi divenuta maschera dello spaccone borioso, che termina la sua sfilata il giorno di Martedì Grasso tra le fiamme, per portare via con sé l’inverno. La sfilata viene accompagnata da una banda folkloristica di Musica Arabita (“arrabbiata” in dialetto) che suona gli strumenti più bizzarri come campanacci, caffettiere, ombrelli e quant’altro di improvvisato.