Le “figurette” di campagna

Le figurette di campagna

Le edicole religiose non sono un fenomeno solo marchigiano, ma generalizzato in tutta l’arte cristiana attraverso moltissimi esempi. A Firenze, e soprattutto a Roma ne esiste un gran numero sulle facciate e sugli angoli delle case, e alcuni autori hanno minuziosamente esaltato il valore artistico e decorativo delle più note, e altrettanto minuziosamente riferito sulla loro storia. Il discorso cambia per le edicole marchigiane collocate nei crocicchi e nelle strade, ma ve ne sono anche in mezzo ai campi, dove antiche strade abbandonate sono state riconquistate dalla natura. Esse non hanno lumi né fregi, né sono oggetto di particolare venerazione come lo erano un tempo; non sono connesse con leggende di carattere miracolistico, né sono così antiche per essere per questo rispettabili. Architettonicamente rappresentano la vetusta tradizione delle nicchie con timpanetto, che può perfino richiamarsi, dicono gli studiosi del ramo, a taluni tipi di piccoli monumenti funerari romani, come la stele a timpano o a edicola.

© A. Tessadori

Semplici ed umili come l’anima dei contadini delle nostre terre, le “figurette” (così sono chiamate comunemente le edicole religiose) evocano tuttavia profonde emozioni, collocate come sono in un ambito in cui la fatica e la fede erano accettate come necessità inevitabili ed uniche realtà della vita. Le edicole marchigiane, in prevalenza, sono prive di pitture degne di catalogazione sotto l’aspetto estetico. Risulta che alcune tavole sono state asportate, più che altro nel corso delle vicende storico – politiche vissute dalla Regione durante la seconda guerra mondiale. Il tipo largamente predominante  di raffigurazione racchiuso nella nicchia, che spesso è vuota, è quello di una sbiadita immagine religiosa su carta piuttosto deteriorata. Generalmente è quello della Madonna, oppure del Sacro Cuore, di un Santo o di altro soggetto sacro. Talvolta al posto della immagine c’è una statuetta in gesso o una scultura in legno. Fiori secchi o di plastica costituiscono il misero ornamento.

La vivace e feconda fantasia dei primitivi, unita alla paura dell’oscurità notturna delle campagne, dà la ragione pratica delle edicole rurali, che va cercata nella generale tendenza a neutralizzare e a correggere quanto c’è di ingrato e di fastidioso nella natura. Le figurette erano dunque una concreta presenza propiziatrice intesa a spogliare i punti di transito più paurosi della loro pericolosità. Questo non esclude che occasioni di vario genere siano state all’origine della decisione di costruirle: una grazia ricevuta, uno scampato pericolo, un’improvvisa frana con conseguenze letali, una mortale caduta da cavallo, ma più in generale il desiderio di onorare la Madonna.

© A. Tessadori

Davanti alle edicole sacre l’usanza era quella del segno della croce, gli uomini a capo scoperto, e della recita di brevi preghiere. Tutte le sere nel mese di maggio i contadini si riunivano davanti alle figurette per recitare preghiere e canti; la sera che precedeva l’Ascensione e la venuta all’usanza delle preghiere e dei canti si aggiungeva quella dei fuochi e degli spari in segno di gioia.

Le figurette possono considerarsi tra le ultime testimonianze del tempo in cui esisteva un rapporto sentimentale, personale tra l’uomo ed il suo ambiente, quando taluni concetti e riferimenti tradizionali garantivano dall’ansia dell’era tecnologica. Oggi la natura viene concepita come terra di nessuno da utilizzare oltre ogni limite. Essa viene offesa attraverso disboscamenti, incendi, cave, sterminio di uccelli, inquinamento di acque, indiscriminata costruzione di impianti industriali.

Entro pochi decenni le figurette scompariranno per difetto di manutenzione dovuto all’esodo dei contadini ed alla crisi della fede, oltre che per demolizioni vere e proprie provocate da allargamenti e sistemazioni delle strade. Sarebbe bello ed interessante documentarle prima che sia troppo tardi: molte sono già andate perdute.

di R. Orsetti