Il porto a colori di Civitanova Marche

E’ diventato uno dei porti più dipinti d’Italia ed è il museo della città grazie alle opere degli oltre 100 giovani street artist italiani che hanno animato il grigio cemento del molo e dei cantieri navali riqualificando l’intera area e innescando interessanti quanto inediti percorsi.
I 2.000 metri di murales nel porto di Civitanova Marche sono un primato, un’acceleratore socio-culturale e rappresentano la cartolina della città che torna a colori.

Per località come Civitanova Marche, il porto – dedicato alla pesca commerciale, all’approdo turistico e al diporto nautico – è il cuore pulsante della città ampliatasi in prossimità del mare per garantirsi una prospettiva e un futuro.

La grande infrastruttura portuale è tra le aree che hanno dovuto assecondare per prime il grande sviluppo della città, garantendo uno spazio pensato in modo esclusivo a servizio delle attività che ospita, ma allo stesso tempo strategico nelle dinamiche urbane. L’area del porto è anche un contenitore di storie, fonte di vita e speranza per gran parte della comunità che stabilisce un rapporto stretto con questa infrastruttura dalle forme tese e dai colori spenti.

Un’imponente e strategico agglomerato di cemento, che si colloca tra la grande naturalità del mare e la dimensione umana della città nascondendo la linea dell’orizzonte che prima o poi manca alle persone del posto.

Nel 2009 il porto di Civitanova Marche inizia a respirare e diventare di nuovo luogo dell’intera città attraverso il colore delle opere murali di giovani artisti locali e provenienti da tutte le regioni d’Italia.

L’idea diventa un progetto pensato, voluto e curato dall’artista civitanovese Giulio Vesprini, classe 1980 con alle spalle un passato da “graffittaro” illegale, ma poi una formazione che ha permesso di maturare in lui una visione di sintesi tra arte e architettura anche a servizio dei luoghi e delle comunità.

Nel pieno della metamorfosi professionale e della street art, Gulio Vesprini vuole regalare qualcosa alla sua città per chi vive il mare e vive per il mare.

Da questo slogan nasce “Vedo a colori” che più di un semplice esercizio di stile, è una riqualificazione estetica e culturale capace di innescare interessanti iniziative e accendere l’attenzione sull’intera città.

L’ambiente portuale sterile e solo aperto agli addetti al settore, con questo progetto è diventato luogo di aggregazione e vita, scenario per tutte le generazioni che ha convinto a realizzare piste ciclabili e pedonali, poi diventate anche rotta di itinerari turistici.

La riqualificazione a 360° si vede e si ascolta dalle voci degli stessi pescatori e degli abitanti della città che, grazie alle opere e ai colori, si sentono a casa e non più in un posto anonimo, prima percepito solo come infrastruttura fine a se stessa.

Capita così che vecchie e nuove generazioni, sotto un murales tratto da un’immagine della fototeca locale che ritirare la tradizionale pesca alla sciabica, entrano in connessione e si tramandano storie e tradizioni. Il colore e l’arte diventano anche opportunità per i ragazzi delle scuole primarie della città di costruire percorsi di visita digitali inserendo le opere tra i monumenti di Civitanova Marche. Sono sempre più frequenti gli eventi e le iniziative che l’amministrazione locale costruisce intorno all’area interessata dai murales che fanno da suggestione anche per video musicali, film o trasmissioni televisive come “In bici con Filippa” di Filippa Lagerbäck per Sky Bike Channel. L’era del digitale, della condivisione e dei social ha contribuito a far diventare quello di Civitanova Marche, uno dei porti più fotografati d’Italia.

Vesprini definisce questa pittura contaminazione gioiosa e colorata di ambienti grigi, destinati a forme piatte e prive didentità. Pennelli e rulli, bagnati da pigmenti vivaci, hanno come obiettivo labbellimento dei cantieri navali e non solo, presenti nellarea portuale di Civitanova Marche. Il recupero di queste architetture complesse, dislocate lungo tutta larea del porto civitanovese, è un esempio chiaro di come larte può arrivare nella vita quotidiana e nel sociale lavorativo di tutti i giorni. Le texture dei disegni, i concetti grafici espressi dagli artisti, diventano una seconda pelle per queste pareti; i colori, congelano gli intonaci industriali esistenti e senza alterare le forme ospitanti, mettono queste superfici sotto una nuova luce. Il porto è diventato anche Museo della città cambiando la cartolina di Civitanova Marche.

Alessandra Ioalé, critica e storica dellarte, in uno dei due cataloghi del progetto afferma: Negli ultimi dieci anni, anche lItalia ha aperto le porte al Writing e alla Street Art, due discipline molto diverse tra loro, il cui comun denominatore risiede nellazione illegale su superfici pubbliche; le istituzioni pubbliche e private si sono dimostrate sempre più aperte a intessere un nuovo e costruttivo rapporto, incanalando la loro energia creativa ed espressiva in interventi legali con lobiettivo di riqualificare aree urbane degradate o depresse. Ciò ha determinato uno sviluppo sostanziale di queste espressioni artistiche che oggi, varcando la soglia della legalità, confluiscono in ciò che definiamo Arte Urbana.

Il progetto “Vedo a Colori”, secondo Marco Tittarelli storico dell’arte, si distingue per due caratteristiche meritevoli di pregio. La prima si esprime nella scelta degli artisti, molti e vari ma soprattutto provenienti da tutta la penisola italiana e dal talento riconosciuto a livello internazionale. Da Blast e Bros, a Gola, Run e Gig, passando poi per Chekos Art, Mattia Lullini, Ufo 5, Corn79, MrFijodor, e concludendo anche con alcuni rappresentanti dell’illustrazione come Maicol&Mirco, Paola Rollo, Patrizia Mastrapasqua e Morden Gore. La seconda invece sta nell’aver apportato il getting up, una forma di collaborazione tra artisti propria del Writing, nell’ambito di una disciplina fortemente individualista come la Street Art.

Il percorso underground degli anni ’90 del curatore, influenza i canoni del progetto rendendo ancor più rara l’opera civitanovese dove ad ogni artista viene data una porzione di muro in cui operare scegliendo la personale rappresentazione legata al mare e alla città, collaborando così alla realizzazione di una sequenza e creando una combinazione di stili collegati dalla profonda stima e amicizia dei singoli artisti.

Un progetto per la città sempre sostenuto da tutte le amministrazioni locali che si sono avvicendate, ma che non ha mai impegnato soldi pubblici dei civitanovesi grazie a collette, al crowdfunding, a fondi europei per la riqualificazione dei porti e alla collaborazione degli artisti e delle imprese e le strutture ricettive che hanno offerto ospitalità e servizi promuovendo contemporaneamente le tradizioni gastronomiche locali. “Vedo a colori” è un dispositivo culturale ancora in progress, che innesca azioni positive per un centro in continua crescita come Civitanova Marche.
L’arte e il colore nel porto della città creano coesione e decoro dal quale si genera anche legalità e senso civico che diventa patrimonio della comunità

di A. Carlorosi